Aia Ilva, Mancarelli (Pd): tempi certi anche per gli enti locali ed Arpa Puglia

Riceviamo e pubblichiamo una nota dell’avv. Giampiero Mancarelli (Pd), che è stato membro del Gruppo istruttore Aia Ilva 2012.

Oggi sono scaduti i termini per le osservazioni da sottoporre al Ministero dell’Ambiente per la procedura di rilascio della nuova Autorizzazione integrata ambientale (AIA) all’Ilva come stabilito dalla procedura di trasferimento del compendio societario Ilva alla società aggiudicataria Am Investco Italy srl. Una procedura di trasferimento complessa e difficile volta a garantire la salvaguardia ambientale e quella occupazionale, mediante un sistema che prevede da un canto, per la certezza degli standard ambientali, il limite di produzione a 6 milioni di tonnellate annue sino al completamento degli interi interventi previsti nell’Aia; dall’altro canto, affinché sia efficace il trasferimento al nuovo aggiudicatario, la pregiudiziale sottoscrizione dell’accordo sindacale sui livelli occupazionali.

E’, quindi, interesse primario e indifferibile dell’acquirente attivare ogni azione tesa all’avvio di tutte le prescrizioni Aia. Infatti, eventuali ritardi comporterebbero un contenimento della produzione a 6 milioni annui, tale da mettere a rischio la tenuta economica dello stesso stabilimento con 10.400 lavoratori in forza a seguito degli impegni sottoscritti in sede sindacale. Mittal, quindi, deve fare in fretta e bene per evitare che il proprio investimento diventi un pericoloso errore. Solo al compimento di tutte le prescrizioni Aia, infatti, si potrà avere una produzione superiore che potrà raggiungere gli 8 milioni.

In queste ore ampio e diversificato è il dibattito intorno alle osservazioni da presentare ma molte rischiano di essere semplici dichiarazioni da fiera delle ovvietà; la materia è certo complicata e i neofiti possono scivolare facilmente. Una su tutte: “Allungare i tempi dell’Aia non va bene”. Una dichiarazione ovvia ma che, in verità, non focalizza in maniera puntuale il vero nodo, ormai , ineluttibile di questa partita complicata: “Il nuovo acquirente sarà messo nelle condizioni di poter ottemperare in maniera veloce le prescrizioni dell’Aia senza pastoie burocratiche o affonderà negli iter amministrativi?”.

La vera risposta a questa domanda non va, quindi, trovata nella procedura di revisione Aia in corso ma nella attitudine e autorevolezza degli enti locali e di Arpa nell’eliminare ogni possibile alibi affinché i cantieri previsti prendano forma. Oggi, infatti, si stanno vivendo tanti paradossi intorno a questa procedura. Il primo è divenuto la materiale impossibilità di cantierizzare qualsiasi intervento a causa della mancanza dei protocolli necessari. Faro’ qualche esempio. La copertura dei parchi primari. Dopo ben due anni la gestione commissariale Ilva è riuscita ad ottenere il certificato abilitativo dagli enti locali; cioè per avere l’autorizzazione affinché si chiudano i parchi che tutti noi richiediamo come prioritaria si è atteso ben 2 anni.

Oggi tutto sembrerebbe filare liscio ed invece servono nuovi carotaggi, essendo area Sin, affinché possa partire questo cantiere. Peccato, pero’, che ad oggi manchi il protocollo che Arpa deve definire. Un altro esempio lampante è la nota del 18 agosto scorso della Provincia di Taranto che impedisce il trasferimento transfrontaliero di ingenti quantitativi di fanghi (migliaia di tonnellate di rifiuti speciali allocati nei parchi primari) e che sarebbero una delle cause dello spolverio nei giorni ventosi (motivo di doglianza anche del fronte ambientalista), perché, secondo l’Ente provinciale mancherebbe un protocollo per la caratterizzazione degli stessi. Protocollo che l’Arpa Puglia dovrebbe definire e che oggi ancora manca.

In soldoni, per la prima volta un ingente quantitativo di rifiuti speciali va via da Taranto via mare direzione Spagna per un accordo commerciale sottoscritto da Ilva, ma gli enti competenti negano questa soluzione con il combinato disposto che i rifiuti rimangono lì ad inquinare e si collezioni una nuova inottemperanza all’Aia. Ma i casi sono molteplici e diversi. Nel caso, per esempio, dello stesso sistema di captazione delle scorie di acciaieria con delle cappe mobili che non viene attuato, nonostante le cappe siano in stabilimento, la causa è da ricercarsi nel mancato e necessario protocollo da determinare da parte di Arpa.

Sono per completezza 18 i protocolli che Arpa Puglia non ha ancora definito, impedendo di fatto la realizzazione di numerose prescrizioni Aia e producendo un peggioramento degli standard ambientali nonostante vi siano tutte le condizioni affinché tali interventi vengano cantierizzati. Sia chiaro, Arpa è dotata di importanti figure e competenze elevate ma le richieste e le criticità che il più grande stabilimento siderurgico di Europa crea non si risolvono nella normale amministrazione. Ed infatti, il Governo ha messo a disposizione di Arpa, dipartimento Taranto ben 7,5 milioni di euro per nuove assunzioni affinché si possa rispondere con velocità e puntualità per risolvere le criticità presenti e mettere a punto tutti i protocolli richiesti.

Ad oggi, pero, e’ miseramente passato un anno senza che tali assunzioni divenissero realtà. Liviano fu promotore in Regione di una interrogazione e Vico in Parlamento. Perché siamo fermi? Tempi certi non solo per Ilva ma anche e soprattutto per gli enti locali ed Arpa. Questa è la vera sfida che rischia, se non compresa in tutta la sua complessità, di creare un pericoloso paradosso: che saranno gli enti locali a decretare l’impedimento dell’ambientalizzazione dell’Ilva.

Partendo da questa consapevolezza e da queste criticità mi sarei aspettato dal Comune di Taranto che questa procedura potesse essere l’occasione per costituire una task force dedicata con tecnici altamente qualificati, affinché tutti i protocolli e le incongruenze presenti possano venire dissipate ponendo Mittal nella condizioni di dover cantierizzare tutti gli interventi senza avere alcun alibi e, dunque, scoprendo in maniera chiara e netta le reali intenzioni di questa cordata internazionale. Se non si parte da queste consapevolezze e, invece, si brandiscono le bandiere della ovvietà o peggio ancora delle belle suggestioni, tipo quella della decarbonizzazione, si rischia davvero di non focalizzare il passaggio straordinariamente importante che stiamo attraversando. Spero vivamente che non si perda questa occasione, uniti.