Il viaggio della Flotilla | Tra simboli di libertà e incomprensioni politiche

Pizzaballa
Cardinal Pizzaballa su Gaza – Wikipedia – InchiostroVerde.it

Il viaggio della Flotilla per Gaza,  una sfida simbolica sul mare piena di tensioni, critiche e le parole del cardinale Pizzaballa.

Questa flotta internazionale con oltre 500 attivisti provenienti da 44 Paesi è partita con un grande obiettivo umanitario al fine di raggiungere la Striscia di Gaza e consegnare aiuti.

Sfidando il blocco navale imposto da Israele. La “Global Sumud Flotilla”, composta da circa 40 imbarcazioni, vuole lanciare un messaggio politico e umanitario contro l’isolamento della popolazione palestinese.

Tuttavia, l’iniziativa ha sollevato molte perplessità, tra cui quelle del cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme.

Il porporato ha espresso dubbi, perchè reputa che gli attivisti avrebbero potuto scegliere un’alternativa meno rischiosa. Ossia far attraccare gli aiuti a Cipro e farli arrivare via terra, tramite canali ufficiali. Secondo il cardinale, la causa è giusta, ma affrontare il mare per un gesto simbolico può mettere inutilmente in pericolo vite umane.

Perché il messaggio della Flottilla offre adito a più interpretazioni

Nonostante l’appello di Pizzaballa, la Flotilla ha deciso di proseguire con la rotta originale, sostenendo che la loro missione non è solo un trasporto di aiuti, ma una denuncia del blocco israeliano.

Il governo italiano ha duramente criticato l’iniziativa: la presidente Giorgia Meloni l’ha definita “un’azione irresponsabile”, affermando che lo Stato avrebbe potuto garantire l’invio degli aiuti in modo sicuro e rapido. Le preoccupazioni si sono intensificate dopo che alcune navi sono state fermate durante la navigazione, episodi visti dagli organizzatori come tentativi di intimidazione. Nonostante i rischi, gli attivisti hanno ribadito la volontà di andare avanti, convinti che sia importante rompere il silenzio sull’isolamento di Gaza.

Sciopero Italia
Sciopero pro palestina – istockphoto – InchiostroVerde.it

Bisogna alzare la propria voce contro Israele

Anche sul piano mediatico la missione ha acceso il dibattito. Lo sciopero deciso per venerdì in Italia ha sollevato voci discordi. Alcuni esponenti di destra hanno ribadito che è solo una scusa per assentarsi dal lavoro. Qualcuno ha rincarato la dose affermando che le scuole occupate da gruppi Pro-Pal siano solo occasioni per i giovani per non studiare.

Una situazione troppo estremizzata che mostra l’Italia politica poco volenterosa nel dialogare coi suoi cittadini. Si potrebbe azzardare che Roma sia incapace di instaurare un vero rapporto di rappresentanza con gli elettori, ancorata invece a preoccupazioni lontane dalla realtà. D’altronde non è una novità che la politica italica viva in una realtà parallela totalmente distante dai cittadini, agganciata all’immobilismo, con parlamentari e senatori capaci solo di frasi ad effetto da perenne campagna elettorale.