“È tutta colpa del commercialista”, “No, la responsabilità è tua”: SANZIONI TRIBUTARIE IN CORSO, da Settembre Agenzia delle Entrate ti sventa, scatta l’onere di ‘vigilanza’ anche se è colpa del tuo ragioniere

Errori del commercialista paghi tu - Inchiostroverde.it (Fonte foto Canva)
Errori del commercialista paghi tu – Inchiostroverde.it (Fonte foto Canva)

Il commercialista ha sbagliato nel conteggio relativo alla tua amministrazione? Non è solo colpa sua, ma la responsabilità è anche tua: lo dice la legge.

Impossibile negare come, nel corso degli ultimi anni, abbiamo visto crescere considerevolmente l’apertura delle partite IVA. L’esempio pratico e lampante per capire quanto stiamo dicendo è rappresentato da molti lavoratori autonomi che hanno deciso di gestire così le proprie finanze in accordo con le aziende.

Un esempio pratico e lampante, non a caso, è rappresentato da molti giornalisti che lavorano presso testate di riferimento o aziende del settore con partita IVA legata alla loro cassa previdenziale. A questo calderone possiamo aggiungere anche agenti di commercio, articolisti e tante altre professioni.

Può succedere sempre più spesso che ci si affidi al commercialista perché non si è in grado di gestire la propria contabilità e amministrazione. Il professionista, infatti, diventa un valido aiuto nel momento in cui conserva per noi documenti importanti come fatture e tanto altro ancora e ha con più facilità accesso ai nostri redditi per stilare quella che sarà la dichiarazione da pagare di anno in anno, così come il conteggio delle tasse.

Eppure, delegare tutto al commercialista può rappresentare un gravissimo errore e al tempo stesso coinvolgerci persino in un reato. Ecco perché ci sono delle cose che devi necessariamente conoscere.

Errori del commercialista paghi tu - Inchiostroverde.it (Fonte foto Canva)
Errori del commercialista paghi tu – Inchiostroverde.it (Fonte foto Canva)

Se il commercialista sbaglia non è solo colpa sua, ma anche tua

Sembrerà un’azione esagerata o utopica, ma capita spesso. Infatti, uno degli errori più comuni nell’amministrazione della propria partita IVA o di altri redditi provenienti dalle nostre attività è proprio quello di affidare tutto al commercialista senza controllare il lavoro del professionista.

Sulla base di tale motivazione, ci si può imbattere in una lunga serie di problematiche, come richiami da parte dell’Agenzia delle Entrate che ci esorta a pagare un debito che ignoravamo, o la differenza monetaria su un calcolo retributivo, come nel caso della dichiarazione dei redditi, effettuata in modo errato e che richiede quindi di coprire la lacuna.

In questi casi specifici, infatti, la responsabilità non è soltanto del commercialista, ma anche del cliente che non ha seguito nel minimo dettaglio il lavoro del professionista. Infatti, ci si può imbattere in vere e proprie beghe penali.

Cosa succede se non sorvegliamo il nostro commercialista che commette errori?

A rispondere a questa domanda, così come ci fa sapere anche il sito Brocardi.it, è stata la Corte di Cassazione con l’ordinanza numero 22.742 del 2025. In questo caso è stato chiarito che i fondamentali della disciplina sanzionatoria e tributaria, come nel caso specifico indicato precedentemente, fanno riferimento agli adempimenti fiscali sia ai professionisti esterni che al committente, in questo caso il cliente.

Quando vengono commessi degli errori, la responsabilità non può essere addebitata solo al commercialista, ma viene meno anche l’onere di vigilanza sul lavoro compiuto di anno in anno, per evitare inadempimenti fiscali che ricadranno poi sulla nostra persona.

In questo caso si consolida il principio di elemento soggettivo di colpa, in modo tale da non sottovalutare la nostra vigilanza nei confronti del professionista, prima di imbattersi in sanzioni pecuniarie che possono comunque ledere la nostra posizione finanziaria. Infine, ma non meno importante, la sentenza indicata precedentemente ricorda che un commercialista non solleva automaticamente il committente dalle proprie responsabilità, motivo per cui la trasmissione telematica della dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate non può diventare oggetto di una mera delega passiva.