Il conflitto tra Israele-Palestina arriva a scalfire i templi dello sport

E’ accaduto qualcosa di incredibile. La Vuelta interrotta tra proteste e sicurezza, il tutto mentre l’Italia si prepara a sfidare Israele
In tempi segnati da tensioni internazionali e conflitti, anche lo sport, che è reputato da sempre un terreno neutro e universale, si trova coinvolto.
Un esempio delle tensioni del momento è stato dato dalla recente tappa della Vuelta a España. Il celebre giro ciclistico, interrotto per motivi di sicurezza a causa di proteste pro-Palestina che hanno minato la corsa.
L’undicesima tappa, con arrivo previsto a Bilbao, è stata bloccata dagli organizzatori quando si è capito che l’arrivo poteva diventare un bersaglio per manifestanti.
La decisione, presa per proteggere i ciclisti, ha lasciato l’amaro in bocca a molti, in particolare al britannico Tom Pidcock, che in fuga negli ultimi chilometri aveva messo in difficoltà anche il leader della corsa Jonas Vingegaard. Il sogno di conquistare una vittoria di tappa al suo primo Grande Giro è sfumato poco prima del traguardo.
Pidcock ha espresso la sua frustrazione nel post-gara, ma ha capito la situazione
Le parole di Pidcock: “Sentivo che oggi era il mio giorno… Ma capisco che prima viene la nostra incolumità. Correre in questo clima non è semplice”. Le proteste, probabilmente, sono nate contro la presenza del team Israel-Premier Tech, già preso di mira durante una cronometro nei giorni precedenti.
La tappa nella regione basca, che è famosa per essere patria di persone con pensiero indipendentista, aveva già fatto presagire un clima teso, tanto che alcuni politici locali avevano chiesto l’esclusione della squadra israeliana dalla corsa. La Professional Cyclists’ Association ha ribadito il diritto a protestare, ma conferma che è comunque sempre necessario proteggere gli atleti.
La tensione internazionale e gli eventi sportivi
L’episodio spinge a riflettere sul ruolo dello sport in contesti di tensione internazionale. Mentre da una parte rappresenta un’occasione di incontro e confronto pacifico, dall’altra può diventare un terreno di scontro simbolico. Ne è un esempio anche il prossimo incontro tra Italia e Israele: una partita che, pur essendo parte del calendario sportivo, rischia di essere letta attraverso la lente del conflitto in Medio Oriente.
Il ciclismo, come il calcio e tutte le altre discipline sportive, si trova oggi in una linea di confine. La separazione tra sport e politica si fa sempre più sottile. E in questo contesto, la priorità deve rimanere la sicurezza e il rispetto reciproco, dato che lo sport, nasce per unire, non per dividere. Come aveva sottolineato giorni fa Gennaro Gattuso.