Educazione sessuale a scuola - istockphoto - InchiostroVerde.it
A scuola vige lo stop alle tematiche inerenti i rapporti e l’affettività. E’ il simbolo di un Paese che retrocede al passato?
L’Italia è un Paese che culturalmente lotta con delle difficoltà legate ad un passato di matrice patriarcale. Delitti d’onore, lo stupro come offesa alla morale pubblica, matrimoni riparatori dopo violenza sessuale sono esempi di leggi abolite recentemente.
Tutto questo retaggio ha creato un substrato mentale che percepisce la donna come merce di scambio che è sfociato in episodi di cronaca incommentabile. Educare all’affettività è importante per creare un background importante nei giovani per vivere i rapporti con serenità.
Un recente emendamento proposto dalla Lega vieta di affrontare temi legati alla sessualità nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, riportando il dibattito educativo indietro di decenni.
Nelle aule, ogni progetto educativo su argomenti come corpo, emozioni o parità di genere viene ostacolato. Docenti e dirigenti, temendo ripercussioni o accuse, scelgono spesso la via del silenzio. E così, mentre gli adolescenti cercano risposte altrove, la scuola abdica al suo ruolo di spazio formativo.
A reagire a questo clima di censura è la rete Educare alle differenze, che riunisce associazioni e professionisti impegnati nella promozione della parità e contro ogni forma di discriminazione. Il collettivo ha realizzato “L’educazione sessuo-affettiva non è un gioco”, un testo gratuito scaricabile online, concepito come un libro-game. Infatti, è un percorso interattivo che aiuta insegnanti e operatori a orientarsi tra norme, regolamenti e attacchi mediatici.
Il testo offre strumenti legali, esempi pratici e collegamenti tramite QR code a leggi, circolari e reti di sostegno sul territorio. L’obiettivo è chiaro: restituire fiducia e strumenti a chi non vuole rinunciare a educare al rispetto, alla consapevolezza e all’autodeterminazione.
La Legge 107/2015 incoraggia la diffusione di progetti sulla parità e contro la violenza di genere. Tuttavia la realtà scolastica è molto diversa. Le proposte di legge in discussione mirano a introdurre l’obbligo del consenso informato dei genitori per qualsiasi percorso di educazione sessuale o affettiva, minacciando ulteriormente la libertà di insegnamento sancita dall’articolo 33 della Costituzione.
Conoscere la normativa è la prima forma di difesa per le persone e i docenti in primis in caso di censura. Perché parlare di corpo, consenso e identità non è un pericolo, ma un diritto educativo. E difendere questo diritto significa difendere la scuola pubblica. Questo per crescere una nuova generazione di uomini e donne che convivono insieme nel rispetto reciproco.
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