Amate leggere? Comprate libri e avete una sezione dedicata alle letture future? Attenzione alla sindrome di Umberto Eco

Umberto Eco sfrattato a causa dei suoi libri. Il caso più clamoroso di bibliofilia che ha fatto tremare i pavimenti di uno stabile.
Esiste un amore così profondo da diventare ingombro, un’adorazione che si misura in tonnellate di carta.
C’è una strana sindrome in psicologia che prende il nome di bibliofilia. In questo caso non si fa riferimento ad una semplice passione per la lettura, ma ad un impulso irrefrenabile a possedere, collezionare, venerare ogni forma di carta stampata.
Questo culto per la parola scritta trova nell’accumulo incondizionato il suo culmine. Possedere libri su libri, dividerli in sezioni, avere un biblioteca infinita e strutturata è pura poesia per un bibliofilo.
Chi ha questa sindrome ha anche una sezione per il futuro, con libri già comprati in numero copioso e adeguatamente archiviati in un luogo apposito per essere letti un domani. Nulla di male, non c’è nulla di sbagliato nel coltivare il sapere, ma qualcuno è andato oltre.
Il caso Umberto Eco
Tra i grandi iniziati a questo culto c’è Umberto Eco, filosofo, scrittore, semiologo, intellettuale tra i più acuti del tempo, fu senza dubbio il gran visir dei bibliofili. La sua biblioteca privata, composta da circa 40.000 volumi nella sola abitazione milanese, era un monumento al sapere.
Ma ciò che doveva essere rifugio dello spirito rischiò di tramutarsi in tragedia ingegneristica. Infatti con il passare degli anni e con l’aumento del numero dei volumi i pavimenti della casa subirono un cedimento strutturale. Questo costrinse Eco ad un trasloco forzato.
Eco sfrattato da casa
Questa non è leggenda urbana, ma realtà documentata da chi lo conosceva bene. I volumi, stipati fino al soffitto, invadevano ogni angolo possibile, creando un ambiente a metà tra il tempio e il deposito.
A tutto ciò si aggiungevano altri 20.000 libri conservati nella residenza in campagna, portando la sua collezione privata a numeri vertiginosi. Eco era meticoloso: distingueva il libro letto dal libro da leggere, entrambi necessari, entrambi vivi. Il caso di Eco non è isolato, ma esemplare. Dimostra come la bibliofilia possa trascendere la passione e trasformarsi in un problema se non si riesce più a gestire lo spazio. Per Umberto Eco il rapporto coi libri non esisteva solo per vanità intellettuale, ma era una relazione viscerale. In un’epoca in cui il sapere si smaterializza in byte, la figura di Eco spicca: accumulare libri non per ostentare cultura, ma per abitarla, anche a costo di farsi sfrattare da essa.