L’Italia a sorpresa blocca le armi a Israele: è davvero l’inizio di una svolta?

Il business della guerra
Il mercato della guerra – Pixabay – InchiostroVerde.it

Il governo revoca la licenza per l’export di armi a Tel Aviv. Ma c’è un problema: l’Italia smette di vendere, ma continua a comprare.

Dopo le proteste in piazza di questi giorni, il tam tam mediatico, le critiche televisive, Roma lancia un segnale difforme al suo immobilismo solito nei confronti di Israele.

Il governo italiano ha deciso di revocare ufficialmente una licenza per l’esportazione di armi verso Israele.

La notizia è stata confermata dal viceministro degli Esteri, Edmondo Cirielli, rispondendo a un’interrogazione parlamentare.

La revoca riguarda con ogni probabilità solo munizioni d’artiglieria. Questo atto arriva dopo mesi in cui il governo si era limitato a bloccare nuovi contratti, ma continuava a rispettare quelli vecchi. E’ un cambio di rotta, perché finora l’esecutivo aveva scelto la linea del silenzio, affermando di valutare “caso per caso”, senza mai arrivare a un vero blocco.

Export (quasi) azzerato, ma importazioni alle stelle

In base ai dati più recenti si può notare un netto rallentamento delle esportazioni italiane di armi verso Tel Aviv. Infatti, da aprile a giugno 2025, secondo l’Istat, non ci sono state nuove spedizioni, tranne una mini-consegna a maggio di meno di 30mila euro.

Tuttavia, l’Italia continua a comprare armamenti da Israele. Il mercato della guerra è florido. Solo nel 2024 sono state autorizzate 42 importazioni, per un valore di oltre 150 milioni di euro, raddoppiando i numeri dell’anno precedente. Questo squilibrio di mercato, zero esportazioni ma massicce importazioni, manda segnali di ambiguità da parte dell’esecutivo. Si nota infatti da un lato una presa di posizione simbolica sul piano diplomatico, dall’altro si rafforza il legame commerciale.

Svolta politica o solo una strategia?

La revoca delle esportazioni anche se ha dei limiti, potrebbe rappresentare un segnale di pressione politica nei confronti del governo Netanyahu. In Parlamento si discute sempre più apertamente della possibilità di riconoscere lo Stato di Palestina, mentre la premier Meloni ha espresso perplessità sull’operato israeliano, anche all’ONU. Una mossa nuova da parte delle Presidente che è sempre stata fin troppo diplomatica su questa questione.

Tuttavia, esperti e associazioni hanno ancora delle perplessità sul comportamento dell’Italia di fronte al genocidio. Se davvero il governo è preoccupato per la crisi umanitaria a Gaza, perché limitarsi a una revoca parziale e non a tutto il materiale bellico?  Pertanto questa decisione è l’inizio di un nuovo approccio coerente contro Israele o solo una mossa per placare le critiche, senza rinunciare al business con Israele?