Italia, tra repressione del dissenso e silenzi sulla Palestina: il governo Meloni-Salvini imita Trump?

Negli ultimi tempi, l’Italia sembra avviarsi su un sentiero pericoloso per chi osserva la politica internazionale. Niente di buono.
L’Italia è ufficialmente nel mood della polarizzazione sistematica, della retorica aggressiva e della delegittimazione del dissenso.
Il governo di Giorgia Meloni, con il sostegno convinto di Matteo Salvini, appare ispirarsi a un modello di comunicazione simile a quello trumpiano. Ossia si parla esclusivamente alla propria base elettorale e si dipinge ogni forma di opposizione come sabotaggio dell’interesse nazionale.
Paradigmatico è il recente attacco al diritto di sciopero: secondo Salvini, scioperare di venerdì sarebbe un abuso del diritto, per Meloni un espediente per godersi un fine settimana lungo.
Ma tale affermazione, oltre a banalizzare la protesta, è giuridicamente infondata. Difatti ina base alla Legge 146/90, si regola lo sciopero nei servizi pubblici essenziali, ma non vieta in alcun modo lo sciopero nei giorni prefestivi. Ogni proclamazione viene sottoposta alla valutazione della Commissione di Garanzia.
Definire “illegale” uno sciopero di venerdì è una semplificazione
Quello che dicono Meloni e Salvini, sono illazioni tese a intimorire i lavoratori e minare uno dei diritti fondamentali garantiti dalla Costituzione, all’articolo 40. Un atto giuridicamente deprecabile da parte del capo del governo e del ministro dei trasporti.
Sul piano della politica estera, il governo italiano continua a mantenere una posizione ambigua e purtroppo pilatesca. La questione palestinese è l’esempio più palese. Malgrado oltre 140 Paesi abbiano riconosciuto la Palestina come Stato e nonostante il suo status di “Stato osservatore” presso le Nazioni Unite dal 2012, l’Italia si rifiuta di compiere questo atto politico e simbolico.
L’Italia sta rifiutando la Palestina
L’Italia si trincea dietro ad un fantomatico desiderio di attendere un processo di pace che, nella realtà, è ormai da tempo arenato. In verità, questa reticenza cela un’adesione passiva alla linea statunitense e un timore reverenziale nei confronti di Israele, la cui posizione nello scacchiere internazionale resta fortissima. Israele è uno Stato riconosciuto a livello globale dal 1948, ma da decenni nega ai palestinesi quel diritto all’autodeterminazione che pure è sancito dal diritto internazionale.
Gli insediamenti nei territori occupati da Israele, illegali ex Risoluzione 2334 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU nel 2016, continuano ad espandersi nell’indifferenza generale. Le operazioni militari nella Striscia di Gaza, hanno colpito infrastrutture civili e persone innocenti; ergo crimine di guerra. L’Italia resta silente e pusillanime. Il risultato è un inquietante bias : ciò che è illegale per tutti, diventa accettabile per Israele. Un attimo di silenzio per la morte del diritto internazionale.