“Chi ha gatti paga più degli altri”, è ufficiale: i condomini hanno messo una tassa extra fino a 3.200€ all’anno | Se ami i gatti preparati a pagare

La vita si fa particolarmente difficile per chi vive in condominio e ha dei gattini: a quanto pare potrebbe essere costretto a pagare molto di più rispetto agli altri.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a profondi cambiamenti nella giurisprudenza italiana, specialmente per quanto riguarda la gestione della vita quotidiana all’interno dei condomìni. Le modifiche hanno interessato non solo l’aspetto conviviale, ma anche quello amministrativo e normativo.
Un esempio lampante per comprendere meglio ciò che stiamo dicendo è rappresentato proprio dalle sentenze che riguardano la presenza di animali in contesti abitativi condivisi, come quelli condominiali.
Possiamo fare diversi esempi in merito, basti pensare all’utilizzo delle aree comuni, giardini, cortili, androni, da parte di animali domestici. Ma questa volta l’attenzione si sposta sui gatti.
Un animale da compagnia considerato generalmente indipendente, ma che può causare una lunga serie di problematiche difficili da gestire, al punto da spingere il condominio a prendere provvedimenti e, in alcuni casi, a richiedere contributi maggiori.
Chi ha gatti paga di più in condominio? Ecco cosa succede davvero
All’interno dei regolamenti condominiali possono essere previste regole molto precise, che invitano i condomini a evitare la presenza prolungata dei propri animali nelle aree comuni. Un esempio classico riguarda i cani, ai quali si chiede di non sostare in determinati spazi durante la passeggiata, per mantenere tali luoghi puliti e igienizzati.
Queste regole, però, possono coinvolgere anche i gatti, sebbene si tratti di animali con un comportamento molto diverso, spesso più autonomo e inclini a vivere anche all’esterno dell’abitazione. Proprio per questo motivo, la loro presenza può generare problematiche significative, soprattutto se frequentano liberamente le zone comuni o gli spazi verdi del palazzo.

Chi possiede gatti deve rispettare queste regole: lo dice la legge
Quando si parla di gatti, non ci si riferisce solo a quelli domestici di proprietà, ma anche alle colonie feline che possono formarsi nei cortili condominiali o nelle aree limitrofe. In molti casi, alcuni condomini decidono di prendersene cura portando cibo e acqua. Tuttavia, questa pratica può attirare altri animali, non sempre desiderati, e provocare disturbo agli altri residenti.
In queste situazioni, vanno considerate anche ulteriori problematiche, come odori sgradevoli, proliferazione di randagi e possibili rischi per la salute pubblica. È per questo motivo che è fondamentale tutelare sia l’ambiente abitato dai gatti, sia la serenità degli altri condomini.
L’articolo 4 del Decreto Legislativo 267 del 2000 prevede che il Comune possa intervenire qualora la gestione di colonie feline comporti disagi. In particolare, chi si prende cura di gatti randagi può essere tenuto ad adottare misure concrete per limitare le criticità riscontrate dai controlli sanitari, come riportato anche dal sito Brocardi.it.
Inoltre, lo stesso sito ricorda che entra in gioco anche l’articolo 674 del Codice Penale, relativo alle immissioni moleste, come odori o deiezioni, che possano turbare la normale vita condominiale. È per questo che, dove necessario, si consiglia la sterilizzazione dei gatti, unitamente a controlli sanitari periodici e a una gestione responsabile, al fine di evitare spiacevoli controversie e tutelare la convivenza civile.