In un periodo dove l’oggettivazione delle donne si aggrava si accende il dibattito se il mondo del porno debba avere più controlli

Oggi, dove pare che i figli di quello che doveva essere un mondo avulso dal patriarcato, hanno fatto un passo indietro, bisogna vigilare.
Negli ultimi anni si è verificata una parabola discente. Non è il mondo delle pari opportunità, in cui uomini e donne coesi, collaborano per migliorare il sistema.
Invece, quello che si è ottenuto è un declino di valori, un oggettivazione della donna, parole come incel e revenge porn sono entrate nella quotidianità e qualcosa di malsano si è insediato nella società.
Profetico fu il New York Times quando nel 2020 pubblicò articoli affermando che la pornografia sulle piattaforme andava regolamentata.
Sempre più video degradanti, di umiliazione e con soggetti molto giovani erano la dimostrazione che qualcosa si stava distorcendo. Da fantasia erotica a desiderio di umiliazione il passo è stato breve.
L’articolo del New York Times
Un pezzo molto interessante del 2020 fu “The Children of Pornhub“, che analizzava il fatto che un’azienda con un fatturato enorme come Pornhub, avesse un sottobosco infestante di video al limite dell’illegale. Si faceva riferimento al guadagno su video borderline. Stupri, revenge porn, video di donne sotto la doccia riprese da telecamere spia, contenuti razzisti e misogini e filmati di donne asfissiate in sacchetti di plastica.
All’epoca la ricerca “ragazze sotto i 18 anni” o “14 anni” portava a più di 100.000 video. Una piattaforma come Pornhub permette di scaricare i contenuti. Il problema è che non sempre le persone nei video sono consenzienti ed è stato appurato che ci sono minori.

Dal Web nulla sparisce per sempre
Ora la piattaforma ha mutato la politica di controllo sui video caricati dagli utenti con particolare attenzione ai titolari degli account. Tuttavia il problema è che se un video è stato scaricato da qualcuno prima o poi tornerà. Nel mare magnum di internet nulla sparisce e anche se le autorità e le piattaforme provvedono alla rimozione, qualcuno prima o poi ricaricherà un video.
La criticità sociologica è che materialmente per le aziende è difficile monitorare i milioni di contenuti che vengono caricati al giorno. Tuttavia bisogna domandarsi come sia possibile che ricerche come stupro, ragazzina e umiliazione siano le più gettonate. Nel 2020 il New York Times ha calcolato 13 milioni di video esistenti solo su Pornhub, senza calcolare altri siti. Tutti questi video erano su temi che spaziano da stupri, abusi sessuali su minori, incesto e temi misogini e razzisti . Tutti con centinaia di migliaia di visualizzazioni e ogni visualizzazione serve a generare guadagno.