La saga di Hunger Games è molto più reale di quello che pensate | L’alba sulla mietitura è un messaggio per tutti

Una saga blasonata come Hunger Games ha catturato milioni di lettori. L’ultima uscita “L’alba sulla mietitura” è un messaggio universale.
Moltissime persone sono appassionate alla saga dei personaggi creati da Suzanne Collins. Vicende di un mondo distopico, dove 12 Distretti annualmente cedono due tributi umani alla Capitale per disputare gli Hunger Games. Un reality game in cui vince chi resterà in vita.
Tutta la saga è una metafora potente sulla ricchezza, il potere, il governo e il vecchio motto dell’impero romano “panem et circensem” portato all’estremo.
Creare distrazioni ludiche e manipolare l’informazione per le masse, sono il modo migliore per controllare il popolo, che distratto non capirà mai come agisce il governo.
Il popolo deve vivere mantenendo un barlume di controllo, perché se questo diventa una fiamma, il governo è consapevole che non può sedare una rivolta generale.
Una saga attuale
L’ultimo nato dalla mente della Collins è “L’alba sulla mietitura” che segue le vicende del giovane Haymitch Abernaty, unico vincitore del distretto 12 prima dell’era Katniss Everdeen. Se volete potete ravvisare nel titolo una citazione biblica: la fame viene come l’alba sulla mietitura.
Espressione per rimandare a una fame inesorabile, inevitabile come il sorgere del sole, che arriva dopo il tempo del raccolto, quando ci si aspetterebbe abbondanza.

Le guerre di oggi
Nelle guerre odierne il raccolto non arriva mai: i campi sono devastati, i mercati collassano, le produzioni si interrompono. La fame si presenta non solo come conseguenza naturale della miseria, ma come qualcosa di crudele che affligge l’umanità. Pensate a Gaza, allo Yemen, al Sudan e all’Ucraina. Questa alba sulla mietitura è un flagello inarrestabile. Nell’universo degli Hunger Games, la “mietitura” non è la raccolta del grano, ma dei giovani da mandare a combattere fino alla morte per intrattenere e controllare il popolo. Questo gesto crudele, mascherato da rituale, mantiene il potere attraverso la paura e la disuguaglianza.
A questo punto è inevitabile dire che attualmente questa saga difficilmente sembra una distopia, ma più che altro un’ allegoria del presente. Nelle guerre in corso giovani e bambini vengono letteralmente “mietuti” per combattere. Esiste il reclutamento forzato imposto in contesti oppressivi. Proprio come a Panem, il divario tra ricchi e poveri è incolmabile. Non avete i giochi, ma un’ élite di privilegiati conduce una vita gargantuesca mentre le masse lottano per la sopravvivenza. Nessuno di voi può negare che reality, social media e talk show sfruttano il dolore come spettacolo per mantenere il controllo sociale. Panem et circensem sempre come facevano i romani.