La scrittrice Deborah Levy spopola a teatro con una piéce surreale | Quando Lynch incontra Freud

La scrittrice famosa per costringere il suo pubblico a riflettere su tutto quello che preferirebbero non sapere spopola a teatro.
Partendo dall’assioma freudiano: “Le emozioni inespresse non moriranno mai. Vengono sepolte vive e riaffioreranno più tardi in modi più brutti”, la Leavy regala ai suoi fan un’opera incredibile.
I fan di questa famosa autrice conoscono che nei suoi universi accadono cose strane. Le persone spediscono uova di uccelli per posta, sistemano code di coniglio in vasi, indossano mantelli di piume di cigno e mangiano il cioccolato lasciato per i topi.
Vogliono comunicare ma dimenticano come si parla, o si ritrovano a parlare lingue che gli altri non capiscono. Spesso vengono considerate malate o pazze.
I suoi personaggi surreali sono sempre calati in contesti di transizione che passano dalla caduta del muro di Berlino alla crisi economica greca, per spingere il pubblico ad un riflessione interiore senza pari.
Il successo a teatro
A teatro porta “50 minutes” , un’opera su una psicoanalista alle prese con un paziente molto insolito, un coniglio colto dall’ansia per la vita moderna. Un vero dramma che si svolge nell’arco di un’ora terapeutica ed esplora tutto, dall’ansia e dal panico al silenzio timoroso attorno a un argomento considerato tabù, seppur in modo metaforico o approssimativo.
Il sottotitolo di Levy per quest’opera è “The War War, Jaw Jaw, Bunny Play” e il coniglio parla esplicitamente di aggressività, paura e violenza. “Una volpe può uccidere quattro generazioni della mia famiglia”, dice, “ma non può uccidere il mio desiderio di essere libero”.

Il teatro che fa riflettere
L’opera è nata nella mente dell’autrice a causa del clima geopolitico attuale. Mentre scriveva il mondo sembrava dirigersi verso una narrazione di guerra, dice. “Non volevo concentrare la pièce su un singolo conflitto, anche se ovviamente Gaza e l’Ucraina erano nella mia mente; si tratta piuttosto di un sentimento collettivo di immenso disagio, nausea, incredulità, shock, incertezza, paura e tristezza. Quindi Rabbit avrebbe dovuto essere il vettore di tutto questo.”
Un’opera ambiziosa sul mondo attuale e nello stesso tempo profonda. Ovviamente offre chiavi di lettura multiple e i significati rieccheggiano nelle menti per formare un pensiero critico sul disagio, sulla paura e sul desiderio di libertà che viene spesso negato. Qui c’è il collegamento con l’analisi freudiana, dato che l’autrice traghetta il pubblico nei meandri delle “cose che non vogliono sapere”. Un viaggio di apertura mentale, per crescere, per riflettere e diventare critici del presente storico.