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Ex Ilva, tutti in campo in difesa della ragion di Stato

Il re è nudo verrebbe da dire se non fosse che l’Italia è una Repubblica. La minaccia di Mittal di rescindere il contratto sottoscritto con Luigi Di Maio e fare le valigie da Taranto mette in evidenza ciò che sapevamo, ma che ora appare in tutta la sua chiarezza: nessuno, dico nessuno, vuole la chiusura dell’ex Ilva, tranne ovviamente quei cittadini che da anni lottano per questo obiettivo.

Non la  vogliono i partiti presenti in  Parlamento, non la vogliono i sindaci dei comuni in cui risiedono lavoratori dell’acciaieria, non la vuole Confindustria, non la vuole la Magistratura.

E ancora, sindacati, quasi tutti le testate giornalistiche, alti prelati, le banche, le ditte dell’indotto, remano contro qualunque ipotesi di chiusura.

Perfino il Presidente della Repubblica, con tutto il suo carico istituzionale di amor patrio, non ha mancato di esprimere il suo auspicio affinché si eviti lo spegnimento dell’ex Ilva.

Giudici, finanzieri, ispettori ministeriali, in questi giorni, stanno spulciando  le carte e i bilanci della gestione Mittal, scoprendo, a quanto riferito da agenzie di stampa, qualche furberia della multinazionale che forse non ha disdegnato di ricavare qualche profitto in modo non proprio ortodosso da quando è a Taranto.

La domanda, forse stupida, è : ma solo ora si indaga? Solo ora che Mittal vuole lasciare Taranto?

Diciamola tutta, ciò che appare palese è il tentativo delle istituzioni di mettere il più possibile in difficoltà Mittal per costringerla a cambiare idea su quanto annunciato e a tornare al tavolo di trattativa col governo per rivedere piano industriale e ambientale.

Una cosa è certa: nessuno potrà più bluffare sulla questione Ilva.
Per esempio nessun partito potrà più dire di essere favorevole alla chiusura dell’acciaieria e magari venircelo a promettere in una futura campagna elettorale.

Per esempio, nessuno potrà dire che tenere in funzione Ilva non è criminale, dopo aver letto le dichiarazioni rilasciate dall’ad Lucia Morselli.

Nessuno, inoltre, potrà dire che la salute è più importante del PIL.
E ancora, nessuno potrà dire che l’Italia vuol davvero ridurre le emissioni di CO2.

Nessuno potrà negare che sulle spalle di Taranto ci campano tante industrie del Nord.

Nessuno potrà dire che Taranto conta quanto Genova.

Il re è nudo, signori, tutte le carte sono state scoperte. L’ex Ilva è un vecchio catorcio pericoloso che dovrebbe essere chiuso, ma che per ragion di Stato si continua a tenere in attività.

Di riconversione, rischio sanitario e inquinamento ambientale interessa a pochi. Vi è tutto un mondo trasversale, fatto di politica, imprenditori, banchieri, poteri forti insomma, che non permetteranno mai di chiudere tanto facilmente l’ex Ilva.

Non sappiamo se Mittal davvero andrà via, forse gioca soltanto al rialzo delle sue condizioni, ma di certo non sarà facile neanche per un colosso societario del suo calibro andarsene da Taranto. Lo tratterranno per i capelli il miliardario indiano, lo corteggeranno perfino con offerte allettanti. Tutto il possibile sarà fatto purché gli altiforni non si fermino.

Giuseppe Aralla

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