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La campagna agrumicola 2019 è stata un disastro

Meno 70%: prima le gelate, poi la grandine e, infine, una lunga estate torrida hanno ridotto di oltre due terzi la produzione agrumicola nel Tarantino. Meno prodotto, una drastica riduzione delle giornate lavorative e del reddito, la beffa di non essere stati coperti da nessuna assicurazione, poiché quando si sono verificate grandine e gelate la campagna assicurativa non era stata ancora aperta.

“La campagna agrumicola 2019 è stata un disastro”, ha spiegato Francesco Passeri, agrumicoltore, componente della giunta CIA Due Mari (Taranto-Brindisi). “Qui, tra Ginosa, Palagiano, Castellaneta e Palagianello si producono diverse tipologie di agrumi: il tempo delle clementine è già passato, poi arriverà quello per le arance navel e il tarocco. Sono pochi i produttori che, in questa area, hanno avuto la grazia di non subire danni dai fenomeni meteorologici estremi”, ha spiegato Passeri.

“Le quantità sono state così inferiori a quelle degli scorsi anni che i prezzi sono aumentati, arrivando dai 50 centesimi a un euro a seconda di pezzatura, colore e qualità complessiva, ma è una magra consolazione, poiché la maggior parte delle aziende agrumicole si è trovata in sostanza a non poter raccogliere nulla o quasi niente”.

CIA Agricoltori Italiani della Puglia, assieme e per il tramite delle proprie declinazioni provinciali, da tempo sostiene che il settore agrumicolo va fortemente rilanciato in tutta la regione. Uno dei problemi è quello inerente alle coperture assicurative.

“Occorre che la campagna assicurativa sia aperta dal primo gennaio al 31 dicembre”, ha ribadito il presidente provinciale di CIA Due Mari, Pietro De Padova.

“Le coperture del rischio devono diventare accessibili per tutti i produttori e occorre che siano ‘spalmate’ lungo tutto l’arco dell’anno produttivo, poiché le varietà sono differenti e si raccolgono in periodi diversi”.

Gelate e grandinate d’inverno, sole che spacca e inaridisce piante e frutti già dalla primavera: i fenomeni metereologici estremi, ormai, sono sempre più violenti e ravvicinati.

“Certo, quello assicurativo è un grande problema, ma non è il solo a dover essere affrontato in modo strutturale”, ha aggiunto Vito Rubino, direttore provinciale di CIA Due Mari. “Bisogna sostenere l’ampliamento delle varietà colturali, sostenere la ricerca scientifica e la differenziazione produttiva per dotarsi di un’offerta più vasta, capace di intercettare una domanda sempre più esigente”.

CIA Agricoltori Italiani della Puglia, in tutte le sue declinazioni sul territorio, sta compiendo da anni un lavoro che va nella direzione di favorire le aggregazioni, la nascita di cooperative, la creazione di nuove Organizzazioni di Produttori.

L’unione non solo fa la forza, ma facilita gli investimenti per accrescere le competenze, migliorare la ‘filiera delle professionalità’, avere un potere contrattuale superiore nei confronti della parte industriale e della GDO, la Grande Distribuzione Organizzata.

“Occorre fare fronte in modo più maturo alla necessità di internazionalizzare le aziende e di utilizzare dentro la filiera tutto il valore aggiunto dei prodotti, compresa la trasformazione sul territorio”, ha ribadito De Padova. “Governo e Regione Puglia prendano seriamente in considerazione il grido d’aiuto che proviene dai produttori”, ha aggiunto Rubino.

“Per gelate e grandine, le aziende agrumicole non hanno visto ancora un euro, ma intanto hanno perso il proprio reddito e gli operai sono rimasti a casa. Tutto il settore attende decisioni e interventi capaci di invertire la rotta”.

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