Ex Ilva, l’appello di Battista agli operai: spezzate le catene che vi legano alla fabbrica

TARANTO – “Continuate ad operare su impianti obsoleti, in marcia con facoltà d’uso, grazie ai 12 decreti salva Ilva/Mittal. Continuate a lavorare, nonostante tutti sappiano, specie chi dovrebbe tutelarvi e difendere i vostri diritti,  con la presenza di oltre 3.950 tonnellate di amianto friabile, confermato anche al tavolo del Cis alla presenza del Ministro dell’Ambiente Costa e del Ministro della Salute Grillo”.

E’ quanto scrive il consigliere comunale Massimo Battista in un messaggio dedicato agli operai di ArcelorMittal.

Battista cita dati allarmanti, confermati dall’Osservatorio nazionale amianto: “Tra i lavoratori dello stabilimento ex Ilva di Taranto si registra il 500% di casi di cancro in più rispetto alla media dei cittadini di Taranto che ovviamente non lavorano nello stabilimento. Insomma a Taranto si muore anche di lavoro e su questo bisogna intervenire con urgenza.

Pensate che in procura le denunce sono sempre di più, e all’interno della fabbrica le Rls probabilmente non fanno il loro dovere fino in fondo, limitandosi solo a comunicati e richieste d’incontro con l’azienda.

È notizia di questi giorni che Mittal ha ridotto la produzione in alcuni stabilimenti di proprietà, dislocati in Europa, anche nel sito di Taranto ci sarà un riduzione della produzione con una piccola differenza, qui Mittal è gestore e non proprietario. Come ho sempre sostenuto, senza essere mai smentito da nessuno,  qui sono venuti solo a prendere quote di mercato per poi andare via al momento opportuno.

Concludo nel dirvi che è inutile continuare a lagnarsi, le responsabilità sono di ogni singolo lavoratore che continua ad avere il prosciutto davanti agli occhi, nessun lavoro potrà mai sostituire il “il diritto alla vita”.

Unica soluzione: smantellamento, bonifiche e riconversione dello stabilimento. Taranto ha pagato un prezzo altissimo per il bene del paese ed è il momento di chiedere il conto uniti e compatti. L’amianto e l’inquinamento industriale uccidono operai e cittadini. Insieme si dovrà lottare per liberarsi dal mostro, chi non lo farà sarà complice di chi ha deciso che a Taranto si può morire pur di continuare a produrre.

Troppo facile continuare a nascondersi dietro il ricatto salariale, il tempo è scaduto per tutti, anche per quei lavoratori che si ostinano a far finta di nulla. La vita è bella e va vissuta con i propri cari senza paura. Anche perché chi vi rappresenta ha dimostrato a più riprese di non essere all’altezza del compito, di non meritare la vostra fiducia. Spezzate le catene che vi tengono legati a quella fabbrica, siate prima di tutto uomini liberi e la città sarà al vostro fianco”.