Ex Ilva, il Comune corre ai ripari ma le sue ordinanze sono sufficienti?

Non c’è tempo da perdere, le istituzioni locali devono difendere i cittadini di Taranto dall’inquinamento diffuso. Ormai si ripetono gli allarmi in modo preoccupante: Mar Piccolo, collinette di protezione dalle polveri, Salina Grande e ora perfino due scuole (De Carolis e Deledda) sono sotto osservazione per livelli di inquinanti che mettono a rischio la salute dei tarantini.

Come riportato oggi dal sito de “La Repubblica” (leggi qui) il sindaco Rinaldo Melucci “ha chiuso due scuole del rione Tamburi e vietato lo svolgimento di attività che comportino il contatto dermico con il terreno, o l’inalazione di polveri provenienti dallo stesso, nell’area della Salina grande, totalmente ricadente in zona Sin di Taranto (sito di interesse nazionale), dopo il rilevamento di concentrazioni extra soglia di arsenico, berillio, CH>12 (idrocarburi), stagno, tallio, vanadio e cobalto. Sospese le lezioni invece negli istituti Deledda e De Carolis, disponendo così il trasferimento di 708 studenti, docenti e personale”.

Inoltre, se sono vere le prime indiscrezioni (da confermare) che indicano livelli di diossina,misurati da Arpa Puglia intorno all’acciaieria, aumentati di dieci volte rispetto agli anni scorsi (tornando cioè più o meno a quelli del 2008), vuol dire che la misura è colma e che, rispetto o no delle misure AIA, l’industria nociva a Taranto deve chiudere.

Probabilmente è vero che Mittal stia mettendo in atto un grande impegno tecnico ed economico per “ambientalizzare” l’azienda, ma evidentemente ciò non basta. Il vero problema è che Taranto è satura di inquinanti e, se pur le industrie si fermassero del tutto, gli effetti tossici per la salute permarrebbero per decenni.

A questo punto non ha alcun senso il sequestro di piccole aree da parte del sindaco: è evidente che l’inquinamento di aria, suolo e falda è diffuso ben oltre l’area SIN. L’unica misura urgente sarebbe la chiusura delle fonti inquinanti. Ora pretendiamo la massima trasparenza sui dati a disposizione delle istituzioni locali e chiarezza da parte del Commissario Corbelli sulle possibilità concrete di risanare con le bonifiche le aree inquinate.

Comune, Provincia e Regione, con i propri rappresentanti istituzionali, devono prendere decisa posizione sul rischio concreto di danno per la salute a cui i cittadini di Taranto sono costretti. Di fronte ad una denuncia chiara e supportata da dati incontrovertibili, non potrà prevalere nessun decreto governativo salva industria. Per troppi anni a Taranto ci è stata nascosta la verità di un inquinamento diffuso. Sollecitiamo chiarezza, quindi, sui dati in possesso di Arpa Puglia e coraggio da parte dei nostri rappresentanti locali nell’assumersi il peso di decisioni particolarmente importanti.