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Ex Ilva, Usb denuncia: Arcelor Mittal scarica sulle casse pubbliche il costo dei lavoratori

Il 4 gennaio le sigle sindacali Fim-Fiom-Uilm e Usb annunciavano ai nuovi gestori del siderurgico di Taranto, Arcelor Mittal, uno sciopero di stabilimento della durata di 24 ore, 8 ore per turno, che si sarebbe svolto il 14 dello stesso mese. Nel comunicato si ritenevano inaccettabili alcune condizioni relative al piano occupazionale previsto dall’accordo del 6 settembre 2018 e all’implementazione dell’organico in vista del raggiungimento di produzione prefissato dal piano industriale da loro presentato.
“Oggi le organizzazioni sindacali Fim-Fiom-Uilm – dichiara il coordinatore provinciale Francesco Rizzo – revocano lo sciopero sottoscrivendo un verbale firmato in data odierna, mentre la sigla sindacale Usb non solo non firma questo verbale in cui l’azienda conferma la validità di quanto concordato in data 6 settembre ma nelle prossime ore denuncerà la stessa azienda per comportamento anti sindacale appellandosi all’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori”.
Questo tema sollevato dalle organizzazioni sindacali, e cioè il riordino della forza lavoro all’interno dello stabilimento, è una questione in stretta relazione con l’argomento che attiene le assunzioni. “Se Arcelor Mittal – prosegue Rizzo – pensa che il lavoratore Ilva può ricoprire qualsiasi ruolo e mansione non solo sminuisce la professionalità del lavoratore ma, cosa più importante, non  facilità il reintegro dei lavoratori non assunti dai nuovi gestori dello stabilimento, tradendo, di fatto, lo spirito dell’accordo che prevedeva in partenza l’impiego di 8200 lavoratori per la produzione prevista dal piano industriale. Ad oggi, invece, è la stessa azienda che smentisce quanto ratificato nell’accordo perché chiede ad altri lavoratori, compresi quelli impiegati nelle aziende impiegate nell’appalto, di occuparsi di mansioni che prima erano svolte da altri operai Ilva, quelli non confermati e quindi lasciati a casa. In questo contesto si verifica anche una incertezza in materia di sicurezza in quanto gli impianti dello stabilimento sono molto complessi ed ognuno di loro, singolarmente, richiede competenze specifiche anche per gli stessi operai riconfermati dall’azienda che non possono spostarsi da un impianto all’altro senza una formazione adeguata”.
“Questo è un abuso che va oltre l’accordo, un accordo che una volta sottoscritto non equivale ad un nulla osta a favore dell’azienda per fare ciò che vuole. L’Usb ribadisce la validità dell’accordo ma allo stesso tempo ne contesta una interpretazione di fatto già posta in essere da Arcelor Mittal che sta compiendo una vera e propria operazione di marketing grazie alla quale risparmia sugli ex operai Ilva posti in cassa integrazione e ricollocati in Amministrazione Straordinaria ed allo stesso tempo “terzializza” le attività con la forza lavoro delle ditte in appalto.
A fine dicembre – conclude il coordinatore Rizzo – avevamo chiesto l’intervento del MiSE, andando a Roma con gli operai, che ci aveva promesso un incontro in merito a quanto già avevamo denunciato e che oggi confermiamo nella nostra ulteriore denuncia: Arcelor Mittal scarica sulle casse pubbliche, e cioè dello Stato, il costo dei lavoratori di cui dovrebbe farsi carico. Vista, quindi, la grave situazione attuale che perdura già da alcuni mesi ce la giochiamo in Tribunale: stiamo denunciando Arcelor Mittal ai sensi dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori per comportamento anti sindacale”.
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