Ilva, ricorso alla Cedu: rigetto della Corte dell’intervento dei Riva

Ilva taranto

“È’ davvero paradossale che, mentre a Taranto si svolgono a ritmo serrato le udienze del processo Ambiente svenduto per disastro ambientale ed avvelenamento della catena alimentare dell’Ilva di Taranto, il Governo italiano abbia ceduto a Mittal quegli stessi impianti incriminati, che sono ancora sotto sequestro penale perché causano malattie e morti agli operai ed ai cittadini. Nulla è cambiato in ILVA dal luglio 2012, quando la Magistratura tolse la facoltà d’uso ai 6 impianti dell’area a caldo, eppure quegli impianti pericolosi non si sono mai fermati e permangono quelle emissioni diffuse e fuggitive che avvelenano ogni giorno i tarantini e che avevano condotto all’ordinanza della loro immediata fermata del Gip Todisco nel luglio 2012”.

Lo afferma la prof.ssa Lina Ambrogi Melle,  promotrice e prima firmataria di un ricorso collettivo alla CEDU e di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica per la questione ILVA di Taranto, nonché Presidente del Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera.

“Inoltre – aggiunge la Melle – poiché chiaramente quegli impianti non rispettano le normative ambientali italiane ed europee, il Governo italiano ha dato uno scudo giudiziario anche ai nuovi gestori ILVA concedendo loro una vergognosa ed incostituzionale immunità penale ed amministrativa che non ha precedenti. Contestualmente questo Governo ha concesso  anche a Mittal di poter aumentare la produzione di acciaio, anche se ci sono evidenze scientifiche e certificazioni dell’ARPA sul fatto che aumentare la produzione significhi aumentare l’inquinamento ed i rischi sanitari per la popolazione.

E così è calato il silenzio sul genocidio in atto a Taranto, certificato da innumerevoli evidenze scientifiche tra cui l’aggiornamento dello studio Forastiere, mentre questo Governo si vanta di aver risolto il problema ILVA. Come? Barattando alcuni posti di lavoro con la salute di migliaia  di persone.

Ma i cittadini non si rassegnano allo scippo dei loro diritti fondamentali alla vita ed alla salute, sanciti anche dalla nostra Costituzione e dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea e confidano nei Tribunali internazionali per il ripristino della legalità a Taranto. 

È’ giunto nella fase conclusiva uno dei ricorsi legali promossi dalla prof.ssa Lina Ambrogi Melle : quello alla Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo.

Lo studio legale internazionale Saccucci, che ci rappresenta, ha ricevuto ieri  una lettera dalla Corte europea con cui ci informa che le memorie depositate dai Riva non saranno tenute in considerazione dalla Corte per decidere il caso.

I Riva avevano infatti presentato una loro memoria come intervento di terzi, pur essendo il nostro ricorso rivolto contro lo Stato italiano che, con le sue leggi salva Ilva, lede i nostri diritti alla vita, alla salute ed alla vita familiare, riconosciuti come diritti univcrsali dell’uomo.

 I nostri avvocati si erano fortemente opposti alle medesime in quanto i Riva hanno mostrato la chiara volontà di non agire come terzi indipendenti e imparziali, ma come interessati all’esito della procedura.

 La Corte ha accolto le nostre doglianze e questo rappresenta un altro successo, dopo quello di aver ottenuto la trattazione prioritaria del ricorso. 

Rimaniamo fiduciosi in attesa della sentenza è quindi di una svolta giudiziaria di questa drammatica vicenda che sta minando la salute e la vita di inermi cittadini e bambini”.