Ciak si gira, ma a Taranto il vero film lo facciamo noi

Molti si sono mostrati entusiasti, altri indifferenti o addirittura stizziti di fronte alle riprese dell’ultimo film di Michael Bay girate a Taranto. Una città in parte bloccata per diverse ore al giorno è stato il prezzo che tanti cittadini hanno pagato come conseguenza all’autorizzazione concessa alla troupe americana di sfruttare i magnifici scenari della Città Vecchia per filmare le spettacolari sequenze di Six Underground che vedremo prossimamente sugli schermi.

Non è certo la prima volta che l’industria cinematografica fa tappa a Taranto, ma questa volta la produzione ha maggiormente interferito con le nostre vite, trasformando una intera parte della città in un enorme set. Taranto farà da sfondo ad un film che sarà costato milioni di euro e, seppur nelle vesti di una città turca, in tanti potranno ammirare Castello Aragonese, Ponte girevole e dintorni.

Tutto sommato, pensiamo che il bilancio dell’operazione Six Underground sia positivo per la città: gli americani hanno portato un po’ di denaro e, a parte i soliti piccoli episodi di inciviltà, Taranto ha dato di sé una buona immagine. I più informati conosceranno già anche la trama del film girato da Michael Bay che comunque non sarà forse un capolavoro da oscar, ma più probabilmente una pellicola commerciale tipica di un certo genere americano fatto di effetti speciali e inseguimenti rocamboleschi.

Taranto e il cinema: un binomio che potrebbe rafforzarsi nel tempo, considerando l’attrazione che esercitano i nostri scenari cittadini sui registi. E noi? Noi siamo attori nati e potremmo tutti recitare i più svariati copioni. I registi dovrebbero ingaggiarci direttamente senza neanche fare le selezioni. Accademie artistiche, scuole di recitazione, istituti di arte drammatica: a Taranto non abbiamo bisogno di frequentarli, siamo già veri attori!

Qui, infatti, siamo tutti comparse e il film che si gira racconta le nostre vite, le nostre speranze, le nostre difficoltà, la nostra rabbia, le nostre delusioni. È un attore l’operaio che fa la sua parte, l’insegnante che trasmette ottimismo ai ragazzi, il mendicante che si dà un tono, la casalinga con i sogni nel cassetto, l’ingegnere che aveva grandi progetti…

È una città difficile Taranto, una città in cui ognuno deve adattarsi per compensare le carenze amministrative e i problemi di tutti i giorni e in cui si è quasi costretti a recitare una vita normale per non cadere nello sconforto. È vero, forse è così in buona parte del Meridione, ma riteniamo che Taranto ci abbia costretti maggiormente ad essere attori, affrontando la scena con quella maschera che ci aiuta a sorridere anche quando subiamo ingiustizie e imposizioni che ci fanno sentire cittadini di serie B.

Siamo attori e invece voremmo essere noi stessi per riuscire a realizzare i nostri sogni e i nostri progetti anche a Taranto. Lo vorrebbero i giovani che vanno via in cerca di lavoro, i negozianti che chiudono le loro attività, i malati che vorrebbero curarsi in loco, gli studenti costretti ad allontanarsi, gli operai costretti a rischiare la vita ogni giorno, i bambini che vorrebbero una città pulita. Taranto e il cinema: siamo tutti attori e meritiamo l’oscar.

Giuseppe Aralla

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