La filiera relativa alla produzione dei mitili di Taranto è interessata e colpita duramente da attività illecite, perpetrate negli anni e condotte ancora oggi, i cui effetti producono un elevato rischio sanitario per i consumatori dovuto all’immissione nel mercato regolare, locale ed estero (pescherie, ristoranti, banchi ai mercati), di cozze nocive allevate in violazione della legge.
Per acquistare mitili sani ed esenti da contaminazione non basta, quindi, non comprare le cozze dai banchetti abusivi agli angoli delle strade o sui marciapiedi così come spesso consigliato dalle stesse istituzioni locali, ad esempio dalla Asl di Taranto. Le cozze nocive, contaminate da diossina e PCB, sono arrivate per anni sulle tavole dei consumatori e continuano ad arrivarci ancora oggi, anche se acquistate da rivenditori autorizzati.
Tutto quello che verrà riportato di seguito ha il solo fine di tutelare il comparto ittico tarantino, chi ha lavorato sino ad oggi, e continua a farlo, rispettando le regole e la legge. Ma purtroppo oggi a Taranto i miticoltori e i lavoratori del comparto che rispettano le regole, sono penalizzati da un sistema illegale che dal 2011 ad oggi, anno in cui si scoprirono per la prima volta valori elevati di diossine e PCB nei mitili, è stato totalmente “autorizzato” da un “modus operandi” istituzionale che lo ha di fatto legalizzato.
Il sistema illecito dei mitili di Taranto, oggi, non riesce ad essere smantellato semplicemente perché rappresenta circa il 50% del fatturato annuo dell’intero comparto ittico. Di conseguenza se fosse bloccato immediatamente metterebbe in ginocchio diversi imprenditori e molte famiglie che si sostengono con questo sistema illecito e così facendo fanno giungere sulle tavole dei consumatori un alimento notevolmente a rischio e spesso, come da analisi della Asl, contaminato e quindi pericoloso per la salute umana. Anche chi opera nel sistema illecito è vittima dello stesso sistema. Le istituzioni locali non riescono a garantire un sistema lecito capace di tutelare gli imprenditori e i lavoratori del comparto al fine di produrre un alimento sano e controllato.
Ma questo non accade e tutto ciò è assurdo ed inaccettabile se si pensa che le cozze a rischio e contaminate sono solo quelle allevate nel primo seno del Mar Piccolo. Le altre, quelle allevate nel secondo seno e nel Mar Grande non sono contaminate, sono sicure, almeno ciò si evince dai dati della Asl di Taranto. Purtroppo, però, una notevole quantità di cozze del primo seno prodotta durante l’arco dell’anno viene regolarmente introdotta nel circuito commerciale autorizzato.
Quest’anno, poi, il prodotto del primo seno rappresenta, nonostante le norme che lo vietano, una produzione di mitili fondamentale ed importante per l’economia considerato che ad agosto del 2017 il prodotto e il novellame presente nel secondo seno è andato perso a causa delle temperature elevate delle acque e ciò è stato causato da un caldo estivo eccezionale.
Nelle prime ore del 7 giugno 2018 i Carabinieri del Reparto Operativo del Comando provinciale e i militari della Capitaneria di Porto-Guardia Costiera di Taranto hanno condotto un’operazione nel primo seno del Mar Piccolo di Taranto a seguito della quale è stata sequestrata 1 tonnellata di cozze nere e sono state denunciate 8 persone per “produzione, detenzione e commercializzazione di cozze nocive illecitamente allevate nel 1° seno del Mar Piccolo”.
La prova che queste cozze nocive finiscono nel circuito dei rivenditori autorizzati è data anche dal fatto che una persona degli otto denunciati era un commerciante di un paese della provincia di Taranto che ne aveva acquistate 60 kg per poi rivenderle nel suo esercizio. E non è certo la prima volta che vengono fermati e denunciati commercianti della provincia che giunti a Taranto acquistano cozze nocive provenienti dal mercato illecito. Queste cozze nocive vengono vendute da miticoltori abusivi al venditore con uno sconto del 50% (a circa 40 centesimi di euro al kg) proprio perché provenienti da allevamenti illeciti e residenti in acque inquinate, cioè nel primo seno del Mar Piccolo di Taranto.
Questa operazione è stata commentata, da gente comune ed anche da organi istituzionali, come il risultato dei controlli posti sulla filiera dei mitili. Falso. Si è pensato di essere al sicuro perché ci sono i controlli. Falso. L’operazione dei militari non è avvenuta perché chi doveva controllare ha fatto il proprio dovere.
Se ognuno avesse fatto il proprio dovere, nel mese di maggio, non sarebbero state presenti migliaia di tonnellate di cozze nere nel primo seno del Mar Piccolo quando invece l’ordinanza sindacale ne vietava la presenza dopo il 31 di marzo. L’operazione dei militari svolta il 7 giugno è stata resa possibile solo grazie a una denuncia depositata da un cittadino di Taranto il 28 maggio presso negli uffici del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Taranto.
Lo specifica anche il comunicato dei Carabinieri che l’operazione del 7 giugno è stata eseguita “a seguito di una segnalazione pervenuta ai Carabinieri di Taranto inerente all’asserita ed illecita coltivazione e prelievo, dal 1° seno del Mar Piccolo, di cozze adulte pronte per la commercializzazione ed il consumo, anche dopo il 31 marzo, data entro cui, secondo l’apposita ordinanza regionale, debbono essere raccolti i mitili allo stato di “seme” per essere reimpiantati in acque non inquinate”.
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