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Ilva, Potere al Popolo: “Copertura parchi è polpetta avvelenata. O si cambia o si chiude”

“Un’operazione che blinda l’attuale ciclo produttivo di Ilva e crea un impatto paesaggistico devastante”. Così le candidate e i candidati tarantini di Potere al Popolo commentano l’avvio della copertura dei parchi minerari.

La lista promossa da movimenti e forze di sinistra, che sarà presente alle prossime elezioni anche nei collegi della provincia di Taranto, punta il dito soprattutto contro il PD e il governo.

“La Valutazione del Danno Sanitario del 2013 dice che, con l’attuale assetto produttivo, continuerà a persistere un rischio sanitario inaccettabile per migliaia di persone anche quando saranno realizzate la copertura dei parchi e le altre prescrizioni del Piano ambientale”.

“A ciò va aggiunto l’impatto paesaggistico, che fino ad oggi è stato sottovalutato nonostante il progetto sia pronto da anni”, continua la nota. “I due edifici saranno alti quanto un palazzo di 25 piani, e larghi come sette campi di calcio. Si creerà un’enorme muraglia davanti al quartiere Tamburi”.

“E’ l’ennesima decisione scellerata presa sulla pelle dei tarantini”, aggiunge Potere al Popolo. “Per l’Ilva serve un cambiamento radicale: l’area a caldo va rottamata e sostituita con tecnologie innovative; i parchi minerari vanno eliminati; le attività più pesanti vanno dislocate a distanza dal centro abitato. Se tutto ciò non dovesse annullare il rischio sanitario, non resterebbe che la chiusura. Ma qualsiasi trasformazione deve andare incontro alle esigenze della collettività”.

“Per questo bisogna impedire la svendita a Mittal”, prosegue la nota. “Il rischio maggiore è che l’Ilva venga chiusa dalla magistratura, che non potrebbe non intervenire di fronte a un danno sanitario persistente. In quel caso a Mittal resterebbero le quote di mercato, mentre i costi sociali verrebbero scaricati sulla nostra comunità”.

Ilva dev’essere pubblica, e sottoposta a controllo popolare”, afferma Potere al Popolo. “Dev’essere la gente che vive e lavora nel nostro territorio a decidere cosa, come e quanto produrre, e su quali basi costruire il proprio futuro attraverso un Piano di riconversione. Nessun posto di lavoro deve andare perso, e gli eventuali esuberi vanno gestiti attraverso la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario”.

“Per ottenere tutto questo – conclude la nota – serve una nuova stagione di mobilitazione dentro e fuori la fabbrica, che sosterremo con tutte le nostre forze”.

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