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Ilva, l’allarme lanciato dalla Fiom Cgil: la vendita è ancora in alto mare

“L’attuale conflitto istituzionale e i continui rinvii dei tavoli tecnici ministeriali sono una chiara dimostrazione che la vendita di Ilva è ancora in alto mare”. Lo affermano Giuseppe Romano e Francesco Brigati (segreteria provinciale Fiom Cgil).

“L’ultimo rinvio da parte di Arcerol MIttal – proseguono i due sindcalisti – dimostra tutta la fragilità di un piano industriale e occupazionale che ancora ad oggi, a parte la presentazione di qualche slide, non consente di entrare nel vivo di una trattativa sindacale. La trattativa quindi stenta a partire ma le polemiche e i conflitti sembra che non finiscano mai.

È stato presentato dal Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, e dal Ministro per la Coesione territoriale e il Mezzogiorno, Claudio De Vincenti, un Protocollo d’intesa al quale la Regione Puglia e il Comune di Taranto hanno risposto con un accordo di programma. È evidente che il Governo e gli enti locali non facciano nulla per adempiere ai propri compiti provando a sbloccare una trattativa che sembra non trovare una via d’uscita.

In entrambi i casi infatti non si parla dei lavoratori di Ilva e dell’ appalto né vi è alcun cenno alla clausola sociale, al contrario vengono acquisite alcune rivendicazioni di Confindustria Taranto che non riesce ad andare oltre ai propri interessi, rivendicando quindi esclusivamente i crediti derivanti dall’insinuazione al passivo e tralasciando l’analisi di alcuni aspetti fondamentali rispetto alla nuova fase che attraverserà l’Ilva.

Inoltre il Dpcm del 29 settembre sembra ormai blindato, infatti nonostante le osservazioni presentate dalla Fiom Cgil e i tanti tavoli ministeriali, nei quali abbiamo evidenziato alcune criticità contenute all’interno del piano ambientale, nulla è cambiato e il governo continua a non dare risposte ai tanti interrogativi emersi durante gli incontri tenutosi anche con la presenza di Arcerol Mittal.

Siamo pertanto in una fase in cui non si riesce a fare un passo in avanti e il rinvio delle riunioni specifiche su Taranto previste per il 23 e 24 gennaio, comunicato il 20 gennaio, ci lascia pensare che Arcerol Mittal sia alquanto disorientata e non riesca a fare dei focus sul piano industriale e sulle possibili ricadute dal punto di vista occupazionale. Ad oggi inoltre non ci è dato sapere come si è arrivati ai famosi 4 mila esuberi contenuti all’interno della procedura ex art.47 che seppur congelata, grazie alla mobilitazione dei lavoratori del 9 ottobre scorso, rimane lì con tutte le sue incognite.

Il governo, attraverso il ministro Calenda e il vice ministro Bellanova, continua a dichiarare che non ci saranno esuberi,  d’altronde non potrebbe fare altrimenti in piena campagna elettorale. Attualmente non riusciamo ad intravedere soluzioni possibili che riescano a garantire la piena occupazione, le loro rassicurazioni sembrano pertanto solo slogan! La vicenda Ilva risulta essere di per sé una vertenza complessa e di certo l’avvio della campagna elettorale non aiuta a stemperare il clima e a cercare soluzioni concrete atte a salvaguardare il futuro ambientale, sanitario e occupazionale del territorio ionico”, concludono Romano e Brigati.

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