Da oggi e per due settimane, il nuovo manifesto dei Genitori tarantini apparirà sulle fioriere pubblicitarie di tutti i quartieri di Taranto.
“Costruiamo una comunità che dica NO alla strage per la Sragion di Stato. Nessun passo indietro”. Questa è la frase che richiama alle proprie responsabilità il Governo della nazione, da sempre disattento ed incurante della salute dei cittadini, dell’ambiente e del futuro di Taranto.
La frase pone l’accento anche sull’ormai smarrito senso di “comunità” da parte dei tarantini, caduti nell’ignobile trappola dal marcio sapore ricattatorio proposto dall’alto: salute o lavoro?
Una “comunità” unita rispedirebbe al mittente tale domanda con una semplicissima risposta di tre sole parole: LAVORO IN SALUTE. Che è semplicemente ciò che la Costituzione italiana prevede e tutela.
Invece, stranamente, capitoli che dovrebbero andare di pari passo si ritrovano ad avere segni opposti: cresce la disoccupazione, diminuisce la salute. Crescono le percentuali di malattie e morte, diminuisce la percentuale di occupati. Succede a Taranto.
Nulla di tutto questo è accettabile, in uno Stato democratico, e scandalizza ancora di più il fatto che proprio da chi dovrebbe difendere e in primis rispettare la Costituzione arrivino tali offese.
Quale attività che arriva ad uccidere e a far soffrire i bambini può essere definita “lavoro”? L’unica tra queste attività che la Storia ci ha fatto conoscere ha un nome preciso: GUERRA.
L’appello dei Genitori tarantini a ritrovarsi uniti mira a difendere le future generazioni di uomini, a formarle; mira a “pretendere” e non più “chiedere”. A cominciare da piccoli segni di valore simbolico come, per esempio, la richiesta al Sindaco di Taranto di una installazione permanente che ricordi il tributo di piccole vite per il lavoro sporco che le ha strappate all’amorevole cura dei loro cari.
Piccole vite, ognuna con un nome: Alessandro, Syria, Lorenzo, Ambra, Sofia. E poi tanti altri, in un insopportabile, inaccettabile elenco. Loro attendono solo che il dolore dei genitori, che mai si potrà attenuare, lasci uno spiraglio al desiderio di raccontare tutta la sofferenza che li ha trascinati via dall’amore e dalla vita. Lo si deve alla Giustizia, lo si deve alla Vita, lo si deve a tutti i Bambini di Taranto. E’ di Bellezza che ci si deve nutrire, non di Morte. Della prima, Taranto e l’intera provincia ne regalano in abbondanza. (Nota stampa)
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