Ilva, Emiliano replica a Calenda: le intimidazioni non ci influenzano

Emiliano Taranto

“Le intimidazioni non avranno alcuna influenza sulla nostre decisioni”. Lo dice sul caso Ilva il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che annuncia: “Avanti senza paura, per chiedere la decarbonizzazione dell’Ilva e per tutelare la salute dei lavoratori e dei cittadini”. Il ministro Calenda aveva paventato la fuga degli investitori a seguito del ricorso al Tar presentato da Emiliano e dal sindaco di Taranto.

Ieri, in un post pubblicato su Facebook, il governatore Emiliano si è soffermato sulla decisione assunta nei confronti del DPCM:  “Invito alla calma: abbiamo impugnato un atto amministrativo davanti al TAR di Lecce, che questa impugnativa possa avere degli effetti diversi da tutte le altre impugnative che si fanno tutti i giorni nei tribunali amministrativi regionali mi sembra strano.

Quindi rivolgo un invito a non creare panico inutile. Se come noi riteniamo il DPCM in questione non tutela la salute dei nostri cittadini noi abbiamo il diritto e il dovere di impugnare quell’atto perché il mandato elettorale che mi è stato conferito è un mandato elettorale a tutela della salute dei cittadini pugliesi e di Taranto. È il mio compito fondamentale.

Dopodichè siccome la Regione Puglia ha fatto delle proposte per contemperare il diritto alla salute con il diritto alla produzione dell’acciaio, che in maniera semplificata abbiamo denominato “decarbonizzazione dell’Ilva” e siccome abbiamo posto al governo la possibilità di inserire nella procedura di aggiornamento tecnologico della fabbrica la decarbonizzazione, noi continueremo ad insistere sul metodo tecnologico che consente da un lato di salvare i bambini e le persone e dall’altro di continuare a produrre acciaio.

Se c’è qualcuno che invece si è convinto che la decarbonizzazione non esiste, si sbaglia perchè evidentemente non ha letto l’altra proposta che era stata fatta nella gara dall’altra cordata che appunto invece inseriva i principi di decarbonizzazione.

Cercheremo di far valere questo nostro punto di vista davanti ai giudici visto che, violando la legge, il governo non ha preso in considerazione le nostre osservazioni preliminari al DPCM. Quindi consiglio a tutti calma e di non seminare panico, non c’è nessun pericolo per la prosecuzione dell’attività produttiva, d’altra parte voglio anche ricordare al ministro Calenda che attualmente la vendita non è operativa, l’Unione Europea non ha ancora dato il via libera dopo il controllo sulle concentrazioni industriali. Quindi la situazione odierna non può essere certo cambiata dall’impugnativa della Regione Puglia, del Comune di Taranto del DPCM in questione.

Alzare tanto la posta non corrisponde ad un principio di leale collaborazione tra la Regione Puglia e il governo e infatti nel ricorso abbiamo lamentato la slealtà del governo nei confronti della Regione Puglia e dei nostri cittadini”.

Il DPCM rinvia senza ragione e senza dare giustificazione, l’adempimento già previsto dall’AIA in moltissime prescrizioni ambientali. Come è noto dal punto di vista giuridico è impossibile prorogare un termine già scaduto con un atto amministrativo.

Questa per noi è una violazione di legge molto grave che sta sacrificando il diritto alla salute. Rinviare questi adempimenti dal nostro punto di vista è una violazione del diritto alla salute. Ma un risultato lo abbiamo già avuto: è bastato minacciare questa impugnativa per avere finalmente dal governo l’inizio dei lavori della copertura dei parchi minerari.

Immaginate che tutto il necessario, parlo dei pali in acciaio per la copertura dei parchi minerari, è depositato da due anni presso l’azienda Cimolai che è incaricata della realizzazione della copertura. La domanda che farei a Calenda e a tutti coloro che si stanno lamentando in queste ore della nostra impugnativa è “Come vi è potuto venire in mente di prorogare il termine dell’adempimento delle prescrizioni ambientali già scadute avendo già predisposto tutto il materiale necessario per la copertura dei parchi già da due anni?”.

Invito il sindacato a non farsi trascinare in questa polemica. Capisco che il ricatto occupazionale sia pesantissimo, ma il sindacato deve sapere che noi agiamo nell’interesse della salute dei cittadini e quindi anche nell’interesse della salute dei lavoratori. È vero che esiste il rischio che qualcuno rimanga disoccupato, ma non dipende certamente dall’impugnativa del DPCM.

Temo che questa vicenda dell’aggiudicazione ad ArcelorMittal sia tutta sbagliata. Hanno determinato in questo modo una concentrazione ben superiore alla quota massima che può essere posseduta dallo stesso operatore nel settore dell’acciaio. E forse adesso cercano un capro espiatorio per dare la colpa ad altri del loro fallimento nell’eventualità in cui la commissione europea chieda la dismissione di altre fabbriche e ArcelorMittal non sia disposto a queste dismissioni.

Hanno provato a proporre alla Commissione europea l’uscita dalla cordata della Marcegaglia e abbiamo accertato proprio in questi giorni a Bruxelles, informandoci presso gli uffici competenti, che questa proposta da parte di ArcelorMittal non è stata neanche presa in considerazione dalle autorità europee che, invece, evidentemente chiedono altre dismissioni che attualmente ArcelorMittal non vuole concedere.

Allora se il ministro Calenda, che era stato ampiamente avvertito dalla Regione Puglia del rischio che l’aggiudicazione ad ArcelorMittal superasse la quota massima possedibile, dovesse tentare di dare la colpa a noi e al sindaco di Taranto per il fallimento dell’aggiudicazione della quale si è reso protagonista, ha sbagliato indirizzo”.