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Cozze alla diossina, PeaceLink replica a Confcommercio Taranto

“Confcommercio a Taranto è intervenuta sulla questione della contaminazione delle cozze dovuta alle diossine e ai PCB. La nota con cui Confcommercio risponde a PeaceLink in realtà non smentisce alcun dato. Tutti i dati diffusi da PeaceLink sono veri. Anche perché li abbiamo richiesti alla ASL, che li ha commissionati ai laboratori specializzati preposti. Siamo rimasti impressionati. Vi sono picchi che vanno oltre il 90% del limite di legge nel primo seno del Mar Piccolo”. Lo precisa PeaceLink in una nota che riportiamo integralmente.
Confcommercio scrive che “a partire dal 31 marzo di ogni anno, il novellame viene trasferito nelle aree classificate del secondo seno di Mar Piccolo e in Mar Grande dove non si è registrato, lo dice la stessa PeaceLink, nessuno sforamento nei limiti di legge. Quindi la cozza completa il suo percorso di crescita, in acque controllate e sicure. Le cozze allevate secondo le prescrizioni sanitarie sono sane”.
Anche quello che scrive Confcommercio è vero. A questo punto sorge spontanea una domanda: tutto il novellame del primo seno del Mar Piccolo segue il percorso “in acque controllate e sicure” entro il 31 marzo di ogni anno? Proponiamo a Confcommercio un calcolo e facciamo un’altra domanda. Qual è la differenza fra la capacità produttiva di cozze del primo seno e il quantitativo trasferito fuori dal primo seno “in acque controllate e sicure”? Ultime domande: la differenza fra la capacità produttiva e il novellame trasferito dove va a finire? Il resto che è “abusivo” viene tutto distrutto?
Fa impressione apprendere che, tra il 2011 e il 2012, soltanto 141 tonnellate sulle 20.000 tonnellate di cozze contaminate da diossina e Pcb siano state con certezza mandate al macero: lo dicono i dati di “Ambiente Svenduto”.  Al processo in corso, il maresciallo Massimo Giuliano, in servizio alla capitaneria di porto di Taranto, ha risposto alle domande del procuratore aggiunto Pietro Argentino e del sostituto Mariano Buccoliero e ha dichiarato: “La fase successiva all’emergenza di diossina e PCB è stata abbastanza complessa e articolata. Non si è risolta, anche perché i quantitativi erano enormi. Ci sono state delle anomalie, delle incongruenze tra il quantitativo effettivamente distrutto e quello dichiarato. Come è noto c’era una ordinanza sindacale che imponeva di mandare al macero le cozze coltivate nel primo seno del Mar Piccolo perché contaminate. Abbiamo fatto delle operazioni – ha ricordato il maresciallo – anche di smaltimento coattivo dei mitili nel Mar Piccolo. Però il quantitativo smaltito ufficialmente era 141 tonnellate contro un quantitativo presunto sulla base della ampiezza come ho detto prima dei campi destinati alla mitilicoltura e effettivamente utilizzati per la mitilicoltura che si aggirerebbe intorno alle 20.000 tonnellate”.
Cose si vede il problema è di enorme portata e crediamo di aver fatto bene a ricordare che le ultime analisi della ASL confermano la forte contaminazione da diossine e PCB delle cozze del primo seno Mar Piccolo.  Si è tentato in passato di diffondere la voce che l’inquinamento fosse diminuito e che le anche le cozze del primo senso del Mar Piccolo fossero sicure da consumare anche senza trasferimento. Ma i dati della ASL smentiscono l’idea che il problema della contaminazione ambientale sia stato archiviato. Il problema persiste.
Ci preme a questo punto fare un appello alle donne in stato di gravidanza perché stiano attente a quello che consumano nei nove mesi di gestazione perché quella è una fase delicatissima in cui la diossina può causare gravi danni se si supera la dose tollerabile giornaliera, cosa che può facilmente avvenire se si consumano con frequenza cozze non sicure. La Commissione Europea sottolinea a questo proposito: “I feti e i neonati sono i più sensibili all’esposizione a tali sostanze. Non solo l’opinione pubblica, ma anche la comunità scientifica e il mondo politico hanno manifestato timori per gli effetti negativi che l’esposizione a lungo termine a quantità anche ridottissime di queste sostanze può produrre sulla salute umana e sull’ambiente”.
Teniamo a precisare che l’intento di PeaceLink non è assolutamente distruttivo. Apprezziamo lo sforzo con cui Confcommercio cerca di tutelare un bene prezioso e una tradizione storica come l’allevamento dei mitili. Ma è bene ricordare ai consumatori che esiste ancora un pericolo concreto che li deve spingere, a maggior ragione, a non abbassare la guardia e ad affidarsi a quella distribuzione certificata e controllata di cui Confcommercio si fa portavoce. Crediamo che i nostri intenti, sia quelli di PeaceLink sia quelli di Confcommercio, non siano in contrasto e che possano convergere verso l’obiettivo comune di una transizione verso un’economia pulita, sana e sostenibile.
Per PeaceLink
Fulvia Gravame
Luciano Manna
Alessandro Marescotti
admin

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