Eni, Fornaro: pensavamo fosse un incidente, invece era solo andata via la corrente

Falda Eni Taranto

“Oggi ad inquinare più del solito la città di Taranto ed i suoi abitanti ci ha pensato l’Eni. Un semplice temporale, che ha comportato l’interruzione di energia elettrica in Raffineria, ha comportato l’evacuazione del personale e messo in allarme un’intera comunità. I sistemi di sicurezza della raffineria, in caso di black out, avviano automaticamente l’accensione di torce che depressurizzano le condotte dai gas bruciandoli. Le fiamme sono state visibili anche a lunga distanza, così come le nubi dense di fumi neri sprigionati”.

Lo denuncia il consigliere comunale Vincenzo Fornaro che aggiunge: “Un’altra porzione di inquinanti servita ai cittadini senza che nessuno paghi mai per alcuna ingiustizia. Siamo costretti ad accettare questi effetti collaterali per evitare problemi ben più gravi come possibili esplosioni che, nel caso della nostra città, per via di un effetto domino che investirebbe l’intera area industriale, rischierebbero di cancellare tutto il territorio.

Qui non c’è pace. Ogni giorno ci si trova a dover affrontare emergenze senza fine che riguardano la salute, l’ambiente ed il lavoro. Sono giunte moltissime segnalazioni ai centralini di Arpa, Vigili del fuoco e forze dell’ordine. Alcune mamme si sono recate a prelevare i propri figli dalle scuole a mezza mattinata. Viviamo un vero e proprio assedio, circondati da ogni parte da Ilva, Eni ed i suoi enormi silos di carburanti, Cementir, discariche di rifiuti anche molto pericolosi ed installazioni di cui poco si conosce appartenenti alla Marina Militare.

Questa città pare essere di tutti fuorché dei suoi abitanti. La nostra comunità è costretta a vivere di continui allarmi, apprensioni, ansie. Siamo privati della minima tranquillità, tutto si trasforma in paura ed incertezza. Dall’attesa dei risultati di analisi sanitarie, a quella di accordi tra governi e sindacati per il futuro dei lavoratori. Dal domani che stiamo riservando ai nostri figli, agli sforzi quotidiani di vivere una vita normale minata da continue interferenze esterne da parte delle industrie. Non è ancora ben chiaro cosa potrebbe accadere nella malaugurata ipotesi di un incidente più consistente di quelli avvenuti sinora.

Solo 5 anni fa, ad esempio, una tromba d’aria ha lambito l’area industriale, ci è andata bene… ma per quanto ancora potremo contare sulla fortuna? A che punto è la nostra città con il P.E.E. (Piano di Emergenza Esterno) e con l’analisi sui rischi di incidente rilevante? La popolazione è ancora all’oscuro sui comportamenti da adottare nel caso in cui dovesse accadere qualcosa di più grave. Queste risposte e queste garanzie le deve fornire lo Stato, non il fato”.