Ilva, “Liberi e Pensanti”: i lavoratori sono schiavi, impianti da fermare

“Il comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti questa mattina, in seguito allo sciopero indetto dai sindacati, era presente in tutte le portinerie dello stabilimento Ilva di Taranto ribadendo con decisione la linea che portiamo avanti dal 26 luglio 2012″.  Si legge in una nota stampa che riportiamo integralmente di seguito.
“Come sempre davanti ai cancelli della fabbrica abbiamo analizzato insieme ai lavoratori la situazione attuale e le possibili vie d’uscita attuabili. Ovviamente non eravamo lì per sostenere la protesta mirata all’unico obiettivo della salvaguardia del salario, abbiamo vigilato affinché la stessa protesta non prendesse direzioni diverse come si era paventato nelle ultime 48 ore principalmente attraverso i social. I lavoratori sono ben consapevoli che l’unica vera controparte si chiama governo italiano. Dopo anni di promesse e passerelle l’intervento dello stato attraverso il “sequestro” e una innumerevole serie di decreti ha prodotto: 7.600 schiavi, 3.100 esuberi, 7 infortuni mortali “con facoltà d’uso”. Innumerevoli nuovi malati dentro e fuori la fabbrica.
Non abbiamo mai creduto che una nuova proprietà venisse a salvare tutti, al contrario siamo certi che la vera fine dello stabilimento comincia con la sua svendita. La cittadinanza va coinvolta con una vera lotta con obiettivi comuni salvaguardando i diritti dei lavoratori e dei cittadini partendo dal diritto alla salute, come avvenuto a Genova dodici anni fa attraverso l’accordo di programma garantito da tutte le istituzioni. Se l’area a caldo non è compatibile con la salute a Genova può esserlo a Taranto? Chiediamo quindi il fermo degli impianti inquinanti e l’impiego delle maestranze nelle bonifica e decontaminazione del territorio, senza perdita di posti di lavoro”.