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Registro Paesaggi Rurali: un’occasione che Taranto non può perdere

TARANTO – Nel 2012, il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali ha istituito il Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali, delle pratiche agricole e delle conoscenze tradizionali e un Osservatorio col compito di selezionare, tra quelle candidate, le aree con i giusti requisiti per poter essere inserite in tale Registro.

Nel 2015, l’Associazione Nazionale Città dell’Olio, per conto dell’Ente “Parco Naturale Regionale delle dune costiere da Torre Fasano a Torre San Leonardo” (territorio compreso nei comuni di Fasano e Ostuni), richiedeva appunto l’iscrizione a tale Registro, ritenendo che vi fossero i requisiti per giungere a questo importante riconoscimento. E in effetti, dopo attente valutazioni e ispezioni in loco, l’Osservatorio Nazionale, riunitosi per decidere il 06/07/2017, riconosceva, con voto unanime dei suoi componenti, che il Parco Regionale delle dune costiere aveva le carte in regola per entrare a far parte del Registro Nazionale dei Paesaggi Rurali.

Il 18 settembre scorso, il Ministero delle Politiche Agricole decretava in modo ufficiale tale importante riconoscimento per i territori capaci di salvaguardare un vero e proprio patrimonio storico-naturale della Puglia. Il Ministero si impegna a valorizzare in maniera adeguata le aree inserite nel Registro Nazionale.

Queste le motivazioni allegate al decreto ministeriale dell’iscrizione: “Il paesaggio agrario della Piana degli oliveti monumentali di Puglia costituisce un esempio, per certi versi unico, di permanenza del paesaggio olivicolo in cui non solo alcuni olivi risalgono all’epoca romana, ma è stato conservato l’impianto colturale degli antichi oliveti e l’antica varietà Ogliarola Salentina. Gli olivi sono dei veri e propri monumenti vegetali di straordinaria suggestione estetica e contribuiscono significativamente al miglioramento della biodiversità dei coltivi. La Piana costituisce la parte sommitale di un grande banco arenaceo-calcarenitico che degrada con lieve pendenza verso il mare, dove confluiscono le acque della Murgia incanalate in solchi via via più profondi chiamati le “Lame”.

Le peculiari condizioni climatiche hanno fatto sì che gli olivi non abbiano sofferto di gelate che, come accaduto in altre parti d’Italia, hanno costretto periodicamente gli agricoltori a mettere a dimora nuovi alberi. D’altro canto la natura geologica dei suoli e i sesti d’impianto adottati hanno reso compatibile la coltivazione del!’olivo con il pascolo e la coltivazione di seminativi, garantendo così l’affermarsi di un’agricoltura ad indirizzo misto che ha favorito la conservazione dell’assetto paesaggistico storico.

Da ultimo, va ricordato il ruolo svolto dalla Masseria quale centro organizzativo e motore di un’economia rurale che nell’olivicoltura ha visto per secoli uno dei suoi maggiori punti di forza. Nell’area sono presenti numerose e importanti emergenze storico-culturali che evidenziano l’intimo rapporto che si è instaurato storicamente tra la coltivazione dell’olivo e l’organizzazione sociale del territorio.

Ne sono testimonianza, oltre alle 212.000 piante di olivo monumentale censite e georeferenziate dalla Regione Puglia, la fitta rete di masserie, la rete viaria minore e un’estesissima rete di muretti a secco che separano le proprietà coltivate. La relazione tra masseria e olivicoltura è anche attestata dai numerosi frantoi antichi tra i quali assumono particolare importanza e significatività i frantoi ipogei, alcuni dei quali risalenti all’età messapica.

Dal punto di vista paesaggistico si possono individuare tre ambiti olivetati in cui sono presenti gli olivi monumentali definiti “i monti”, “la marina” “e le pezze” che sono presenti in varie combinazioni nelle cinque aree. L’ambito dei “monti” si trova sotto la scarpata murgiana e gli olivi sono coltivati su terrazze di dimensioni abbastanza ampie, rese possibili dalla ridotta acclività dei pendii.

Il paesaggio definito “la marina” occupa l’area tra la scarpata murgiana e le dune prospicienti la costa, ed è il più esteso. Presenta ancora in larga parte un sesto d’impianto antico riferibile all’epoca romana con una densità di circa 50 piante per ettaro disposte spesso in modo irregolare negli appezzamenti. Infine “le pezze” sono delle aree costiere in cui la densità dell’impianto si abbassa fino a 10-15 piante per ha generalmente coltivate a seminativo (grano duro)”.

Riteniamo meritevole di attenzione questo successo ottenuto dagli olivicoltori brindisini capaci di valorizzare anche l’importanza storica e culturale delle loro piante. In Puglia, altre sette aree sono riconosciute per l’importanza paesaggistica e storico-rurale:

– Cerreta monumentale di Valle Ragusa ( nel comune di Monte Sant’Angelo FG)

– Oasi agrumaria garganica (nei comuni di Rodi Garganico, Vico del Gargano e Ischitella FG)

– Terrazzamenti garganici

– Pascoli dell’Alta Murgia (nei comuni di Gravina, Spinazzola, Ruvo, Corato)

– Valle d’Itria

– Vigneti del Tavoliere di Lecce

– Oliveti delle Serre salentine

A parte un pezzetto di Valle d’Itria, la provincia di Taranto non risulta rappresentata nell’elenco delle aree di interesse storico-rurale riconosciute dal Ministero e speriamo che presto si possa rimediare a questa mancanza. Pensiamo che le coltivazioni di olivi dell’area di Manduria o Sava non siano certo meno importanti da un punto di vista storico-ambientale di quelli di Fasano e Ostuni, come anche gli agrumeti coltivati sul bordo delle gravine nei comuni di Palagiano e Palagianello.

Masserie, gravine, olivi millenari nel tarantino devono ottenere il giusto riconoscimento per l’importanza che hanno nel contesto rurale nazionale e i nostri rappresentanti istituzionali dovrebbero impegnarsi maggiormente per raggiungere questo traguardo. Ritornando agli ulivi, al fascino ben meritato che alcuni di questi giganti millenari hanno, non si può fare a meno di pensare a quelle migliaia di alberi che furono abbattuti, insieme a tante masserie, nell’area in cui sorse l’Italsider. Un patrimonio sacrificato all’industria, un patrimonio perduto per sempre.

http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/17435

Giuseppe Aralla

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