L’estate dalle nostre parti dura molto di più, ma è inevitabile che con l’ingresso di settembre si faccia un po’ il punto della situazione su com’è andata la bella stagione dal punto di vista turistico.
“Taranto quest’anno ha visto una risalita e, finalmente, si è parlato della nostra città non solo per le attività legate ad ambiente ed inquinamento. A differenza del basso salento, Taranto è stata meta di un turismo di nicchia, se così vogliamo chiamarlo. Non la massa, ma gruppi di turisti, per la maggior parte stranieri (austriaci, russi, francesi, svizzeri ed olandesi) che portano pregio ed economia alla città. E come sempre c’è un ma”. A parlare è Irene Lamanna, presidente dell’Associazione Taranto Turismo e attenta osservatrice del territorio.
“Purtroppo i servizi non sono ancora pronti ad accogliere il turismo, quello con la T maiuscola. Ufficio marketing del territorio, seppure insediatosi da poco, deve porre attenzione a ciò che ancora non va e porre rimedio – va avanti Lamanna -. Ma deve ancor più iniziare a vigilare sulla promozione del territorio senza permettere ad altri di appropriarsi di nostre peculiarità e beni”. Lamanna si riferisce in particolare a degli oggetti che in questi mesi sono circolati nei negozi di souvenir del basso Salento con monumenti tarantini che riportavano la scritta Lecce.
“Se è pur vero che l’errore sta in chi produce il souvenir ed altrettanto vero che da Taranto inizia il Salento e si definisce alto Salento (e per averne conferma basta cercare litoranea salentina su Google o Wikipedia che cita: è un importante collegamento che unisce Lama a Leuca costeggiando il mar Jonio) l’ufficio marketing, che ha il compito di vigilare e promuovere il territorio, dovrebbe intervenire e punire queste sviste. Se Taranto è l’ombelico del Salento, per scommettere sul turismo bisogna puntare sulle professionalità territoriali. Non si può lavorare alla cinzella maniera ma in modo professionale e attento”.
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