Un mare di plastica: una triste realtà che interessa anche la litoranea tarantina

Mare di plastica Taranto

TARANTO – Fino a qualche giorno fa, avevo solo letto e spiegato ai bambini cosa significasse “mare di plastica”: un tratto di superficie marina interessato da una gravissima contaminazione di frammenti di plastica. Fino a qualche giorno fa, potevo solo immaginare la sconvolgente visione di migliaia di detriti plastici galleggianti sull’acqua e in balia delle correnti. Ebbene, ora so davvero cosa si prova e non ci sono parole per descrivere il senso di angoscia e di impotenza.

Dopo l’iniziale voglia di nuotare via, ho documentato ciò che ormai è diventata la triste realtà dei nostri mari: detriti plastici di differenti dimensioni (da quelli macroscopici di vari centimetri a quelli microscopici invisibili a occhio nudo) sono ormai ovunque e si spostano da un luogo all’altro spinti dalle correnti. Frammenti di buste di plastica, bottiglie di plastica, bicchieri e altri oggetti usa e getta, cannucce, pezzi di plastica trasparente utilizzata per gli imballaggi, pezzi di plastica rigida di tappi, flaconi e altri contenitori, fibre di nylon e di altri polimeri sintetici, pezzi di polistirolo.

Mare Plastica Taranto

A questi rifiuti di maggiori dimensioni che vengono gettati direttamente in mare o lo raggiungono tramite i fiumi, il vento, la pioggia e il dilavamento dei suoli, si aggiungono le subdole microplastiche derivate dalla frammentazione dei rifiuti più grandi. Altro tipo di microplastiche sono le cosiddette microbeads presenti in molti prodotti per l’igiene quotidiana, che giungono in mare con gli scarichi fognari.

Queste particelle sono state create appositamente e inserite in dentifrici, creme, detersivi in polvere, per aumentarne il potere pulente o esfoliante, ma con conseguenze disastrose per il mare e le sue creature. Microplastiche sono anche le fibre rilasciate durante il lavaggio di capi d’abbigliamento contenenti poliestere e altri materiali sintetici. È stato stimato, che un solo lavaggio in lavatrice genera circa 2000 fibre per ogni indumento in poliestere!

Mare Plastica Taranto

Le minuscole particelle di plastica disperse nel mare vengono scambiate dai gamberetti del plancton per cibo ed entrano così nella rete alimentare giungendo fino ai pesci e agli esseri umani che si alimentano di pesci contaminati. Anche i detriti plastici di maggiori dimensioni vengono mangiati da moltissimi animali che purtroppo li scambiano per prede: pesci, tartarughe, mammiferi marini e uccelli marini ingeriscono plastica anche in grandi quantità, andando incontro a morte o a grave intossicazione.

È ormai dimostrato che gli ftalati aggiunti alle materie plastiche in PVC sono altamente tossici sia per gli organismi marini che per gli esseri umani, e comportano gravi patologie riproduttive, alterazioni dello sviluppo neurocomportamentale, tumori ormonomediati. Inoltre, le particelle di plastica più piccole tendono ad attirare e ad adsorbire sulla loro superficie pericolosi inquinanti come PCB e metalli pesanti, che aumentano ancor più la già elevata tossicità.

Ognuno di noi nel suo piccolo può far qualcosa per arginare questo stato inaccettabile delle cose e per limitare almeno in parte l’enorme apporto quotidiano di plastica in mare: evitare l’acquisto di oggetti usa e getta in plastica (buste, bottiglie, bicchieri e altre stoviglie), evitare l’acquisto di prodotti con molti imballaggi, controllare che negli ingredienti dei prodotti utilizzati per l’igiene quotidiana non siano presenti polimeri come il polipropilene o il polietilene, evitare di acquistare capi d’abbigliamento in materiale sintetico. Infine, sembrerà assurdo, ma anche raccogliere dal mare un solo rifiuto plastico può salvare la vita a un animale marino!

Per saperne di più:
http://marevivo.it/files/160505/microplastiche_doc_gruppo_ardizzone_def.pdf

Le foto sono state scattate nel mese di agosto 2017 in una piccola baia della Marina di Pulsano. La marea di frammenti di plastica ha interessato anche altri tratti della litoranea tarantina come Campomarino.

Rossella Baldacconi, Dottore di Ricerca PhD in Scienze Ambientali