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Caccia: anche in Puglia un esercito di cacciatori si prepara a fare strage di uccelli

Una pernice alla senape, una quaglia arrosto con polenta, un fagiano al forno con patate, una lepre in salmì: il gusto per alcuni di assaporare questi piatti potrebbe forse, per quanto discutibile la cosa, giustificare la scelta di imbracciare il fucile e cacciare prede di dimensioni non proprio minime. Ma vi è mai capitato di osservare un piatto di uccellini tra i più comunemente impallinati in Italia? Una peppola, un merlo, una ghiandaia, un beccaccino, un’allodola, un tordo, uno storno: una volta spennati, puliti e cucinati saranno dei bocconcini minuscoli, quasi tutt’ossi, dal sapore che non conosco, da spolpare addentando quel poco di carne che si ricava da esserini pesanti poche decine di grammi.

Caccia sì o caccia no: un dibattito infinito che contrappone ormai da decenni soggetti che mostrano approcci molto diversi nei riguardi della natura e dei suoi esseri viventi. Un tema etico che si colloca nel contesto più generale del rapporto che ognuno di noi ha con le altre specie viventi e che non affronteremo in questo contesto, fermo restando, in linea di principio, la nostra contrarietà a questa pratica, soprattutto se svolta nei confronti di specie incapaci di difendersi oppure in difficoltà.

Un dibattito, sia chiaro, che, se affrontato, non dovrebbe riguardare solo la caccia, ma anche la diffusione degli allevamenti intensivi a scopo di produzione alimentare, oppure i metodi di macellazione che provocano inutili sofferenze agli animali. Oltre 700.000 cacciatori, più di un esercito, saranno pronti tra due o tre settimane (a seconda dei calendari venatori regionali) a sprigionare tutta la potenza di fuoco dei loro fucili che la legislazione ad essi permette. La specie a pagare il maggior prezzo in numero di unità abbattute sul territorio italiano sarà il tordo bottaccio, con oltre 7.500.000 di essi impallinati, seguita dal merlo con oltre 2.700.000 unità. Seguono il tordo sassello con 1.900.000 unità, l’allodola con 1.800.000, la cesena con 1.000.000, il fagiano con 850.000.

In questi giorni, LIPU, LAC, WWF e altre associazioni contrarie alla caccia stanno insistentemente chiedendo alle istituzioni nazionali e regionali il rinvio di almeno un mese dell’apertura della stagione venatoria, in considerazione delle criticità ambientali venutesi a creare per colpa di una estate particolarmente torrida e del gran numero di incendi che hanno distrutto migliaia di ettari di verde. Sicuramente, tante specie cacciabili si trovano, per questo, in una situazione di particolare stress che le rende più fragili e indifese nei confronti dei cacciatori.

I cacciatori, che generalmente affermano di tenere alla natura almeno quanto gli ambientalisti, dovrebbero, a nostro parere, accettare di buon grado questo rinvio che eviterebbe, probabilmente, un vera e propria mattanza di quelle specie che si trovano in particolare difficoltà. In Puglia la stagione venatoria si aprirà domenica 17 settembre e terminerà il 31 gennaio ma, anche quest’anno, come riportato nel calendario regionale che la regolamenta, prevede degli anticipi rispetto alla norma.

Ecco il calendario di caccia completo della regione Puglia:

a) Specie cacciabili nei giorni 2 e 6 settembre: tortora, ghiandaia, cornacchia grigia e gazza, nelle stoppie, negli incolti, lungo i corsi d’acqua, lungo i canali alberati, nelle macchie, all’esterno dei boschi, unicamente da appostamento temporaneo. Nel giorno 2 settembre è consentito anche il prelievo del colombaccio; 

b) Specie cacciabili nel giorno 13 settembre: tortora, quaglia, ghiandaia, cornacchia grigia e gazza. Il prelievo della quaglia potrà essere effettuato limitatamente alle stoppie e incolti. Per le altre specie il prelievo potrà essere effettuato nelle stoppie, negli incolti, lungo i corsi d’acqua, lungo i canali alberati, nelle macchie, all’esterno dei boschi, unicamente da appostamento temporaneo; 

 c) Specie cacciabile dal 17 settembre al 22 ottobre: tortora; 

d) Specie cacciabile dal 17 settembre al 01 novembre: quaglia;

e) Specie cacciabili dal 17 settembre al 31 dicembre: merlo e lepre comune; 

f) Specie cacciabile dal 01 ottobre al 29 novembre: allodola, con la previsione che il relativo prelievo potrà essere effettuato unicamente da appostamento; 

g) Specie cacciabili dal 01 ottobre al 31 gennaio: germano reale, folaga, gallinella d’acqua, porciglione, frullino, canapiglia, pavoncella, alzavola, codone, mestolone, fischione, moriglione, beccaccino;

 h) Specie cacciabili dal 01 ottobre al 29 novembre: cervo, daino, muflone, sulla base di specifici piani di abbattimento selettivi da sottoporre all’approvazione della Regione e secondo i termini e modalità previsti nel relativo Regolamento Regionale; 

i) Specie cacciabile dal 01 novembre al 31 gennaio: cinghiale. Il prelievo di detta specie in forma collettiva è consentito nei termini e modalità di cui al relativo Regolamento regionale. Altresì, il prelievo selettivo è consentito secondo le disposizioni di cui al relativo R.R.;

j) Specie cacciabili dal 24 settembre al 31 gennaio: ghiandaia, gazza, cornacchia grigia e nera, con la previsione che nel mese di gennaio il prelievo delle predette specie di corvidi potrà essere effettuato unicamente da appostamento; 

k) Specie cacciabile dal 24 settembre al 31 gennaio: colombaccio, con la previsione che nel mese di gennaio il prelievo potrà essere effettuato unicamente da appostamento; 

l) Specie cacciabile dal 01 ottobre al 31 gennaio: tordo bottaccio, tordo sassello e cesena, con la previsione che nel mese di gennaio il prelievo potrà essere effettuato unicamente da appostamento; 

m) Specie cacciabile dal 17 settembre al 31 gennaio: volpe. Il prelievo della specie in squadre autorizzate potrà essere svolto nei termini e modalità previsti dal relativo Regolamento regionale; 

n) Specie cacciabile dal 08 ottobre al 20 gennaio: beccaccia; il prelievo è consentito, in detto periodo, unicamente dalle ore 07,00 alle ore 16,00;

o) Specie cacciabile dal 01 ottobre al 29 novembre: starna;

p) Specie cacciabili dal 01 ottobre al 31 dicembre: fagiano.

L’orario consentito per svolgere l’attività venatoria sarà a partire da un’ora prima dell’alba fino al tramonto. Carniere consentito Selvaggina stanziale: n. 2 capi, di cui una sola lepre, fatta eccezione per gli ungulati il cui numero non può superare un capo annuale escluso per il cinghiale per il quale è consentito l’abbattimento di un capo per giornata di caccia secondo l’eventuale regolamento emanato dalla regione. Per il fagiano e la starna il carniere totale annuale per specie non deve superare i dieci capi a cacciatore; Selvaggina migratoria: venti capi, di cui al massimo dieci colombacci, dieci tra palmipedi ( di cui massimo cinque codoni), rallidi e trampolieri (di cui massimo cinque pavoncelle), dieci allodole, due beccacce, cinque quaglie, cinque tortore.

Per quest’ultime tre specie (beccacce, quaglie e tortore), unitamente alla specie “Codone”, il carniere totale annuale non potrà superare i venti capi, mentre per la specie allodola i cinquanta capi annuali. Inoltre, per la specie “Beccaccia” il carniere totale mensile di gennaio non potrà superare i sei capi per cacciatore. Per quanto attiene la specie “Pavoncella” il carniere totale annuale non potrà superare i 25 capi per cacciatore. Infine, per la specie Colombaccio, limitatamente alla giornata del 02 settembre, il carniere massimo giornaliero è ridotto a cinque capi per cacciatore. Il triste elenco finisce qua.

Giuseppe Aralla

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