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Ilva, una mamma di Taranto scrive al presidente Emiliano: non ti credo più

TARANTOUna nuova lettera alle istituzioni, ma con un contenuto più amaro e disilluso rispetto al passato. Quella che pubblichiamo oggi è rivolta al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano ed ha come mittente una mamma che fa parte del comitato Genitori Tarantini.

Caro governatore di questa nostra bellissima regione, sono una mamma, una semplice mamma tarantina. Mi è capitato di incontrarti, di guardarti negli occhi e, confesso, ho creduto che tu sentissi quella pressione sulla coscienza che anche io sento, quando penso a quei genitori che hanno sepolto i propri figli sotto questa coltre di diossina.

Mai dovrebbe accadere che un genitore seppellisca un figlio. La natura ci insegna il contrario. Non è umano che si conoscano i responsabili e chi dovrebbe fare qualcosa, non fa. Sai, governatore, io nei tuoi occhi avevo letto una fede politica incrollabile e anche la tenacia di voler cambiare, in meglio, quel partito che a Taranto ha solo seminato decreti e morte per decreto.

Ci avevo creduto ed ero stata presa in giro dagli amici che mi dicevano che tu eri peggio dell’altro, del tuo predecessore. Io ti giustificavo dicendo: “Vedrete che lui lavorerà per liberarci da questi veleni”. Avevo torto, purtroppo: i miei amici avevano visto più lontano. Da sindaco di Bari, hai trasformato la tua città. Troppo semplice, quel compitino, rispetto alle criticità tarantine.

Alla luce di tutto quello che è venuto in seguito, la tua presenza, meno di un anno fa, al funerale di un operaio, vittima numero 500 all’interno dell’Ilva, mi sembra oggi solo un atto di rappresentanza e le parole che volesti regalare ai genitori affranti adesso suonano vuote e prive di qualsiasi significato. La fabbrica delle bare d’acciaio sta cadendo a pezzi, come raccontano gli stessi dipendenti, ma, prima di morire, vuole ancora uccidere, armata dal Governo centrale e sopportata da quello regionale.

La fede politica può spingerti fino ad accettare passivamente il sacrificio della vita dei tuoi conterranei, al pari degli ovini soppressi solo perché pascolavano nei campi intorno alla zona industriale? Può la fede politica farti illudere di poter cambiare un partito dal proprio interno invece di sfidare il malaffare sostenendo che a talune condizioni tu non ci stai più?

Può, sempre la stessa fede, trascinarti fino a Taranto per appoggiare la candidatura a sindaco di una persona che, con ogni probabilità, non risponderà alla richiesta di incontro formulata dai Genitori tarantini? Puoi, infine, essere così incauto da circondarti ancora di personaggi locali che mai hanno dimostrato di voler bene a Taranto, la loro città? Mi dispiace, Michele, pur con sofferenza e dispiacere, non ti credo più. I bambini di Taranto vogliono vivere e noi genitori difenderemo la loro salute. Costi quel che costi.

Cinzia, dei Genitori tarantini

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