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La Foce del Galeso: un piccolo gioiello della natura abbandonato dai tarantini

TARANTO – La foce del Galeso è uno dei luoghi del cuore di tanti tarantini. Probabilmente i più giovani conoscono a malapena il nome di questo fiume, ma per chi ha una memoria più lunga vi sarà certamente il ricordo di qualche gita domenicale o di qualche picnic fatto sulle sponde del piccolo fiume dal brevissimo corso che versa le sue acque nel Mar Piccolo.

Il Galeso, infatti, percorre meno di un chilometro dalla sorgente, che forma un piccolo laghetto con una portata di circa 4.000 litri al secondo, fino alla foce. Insieme ai citri e all’altro fiume Cervaro, il Galeso versa acque dolci nel Mar Piccolo, contribuendo ad abbassare significativamente la salinità di questo mare interno e favorendo il ricambio delle sue acque che assumono cosi caratteristiche peculiari e differenti da quelle del Mar Ionio.

Caratteristiche, tra l’altro, che rendevano il Mar Piccolo luogo ideale per la coltivazione dei mitili, almeno fino a quando attività cantieristiche e industriali hanno purtroppo provocato aumenti significativi di alcuni inquinanti (diossine, PCB, IPA, benzo(a)pirene, metalli pesanti) tali da rendere addirittura vietato l’intero ciclo biologico di allevamento dei molluschi eduli nel primo seno.

Degrado ambientale da inquinamento va di pari passo col degrado dello stato dei luoghi prossimi alla foce del Galeso. Attualmente, il fiume è raggiungibile da una strada polverosa e invasa lateralmente da rifiuti e sterpaglie. Baracche, probabilmente abusive (almeno potrebbero essere costruite con materiali meno impattanti visivamente), terreni recintati e coltivati a ortaggi, rimessaggio senza regole di barche lungo il fiume hanno reso questo luogo, una volta magico e pieno di fascino, terra di nessuno, in cui ognuno può stravolgere liberamente l’aspetto naturalistico che lo ha caratterizzato per secoli.

Il rischio incendi, che già più volte si sono sviluppati nei dintorni della foce, è sempre presente, considerando lo stato di abbandono del bosco di eucalipti invaso da sterpaglie e foglie secche, facile innesco per piromani senza scrupoli. Un posto che meriterebbe più rispetto e cura da parte delle amministrazioni comunali, considerando il valore affettivo e naturalistico che esso rappresenta per i tarantini.

Ma d’altronde, le vecchie gru arrugginite degli ormai chiusi cantieri navali che fanno da sfondo alla foce del Galeso, sono la testimonianza evidente dell’abbandono del luogo ormai da decenni. Nessuna cura per gli alberi, per le sponde del Galeso, per le rive del Mar Piccolo. Taranto, o meglio chi la amministra, ha dimenticato di curare questo piccolo gioiello che potrebbe divenire una vera e propria area protetta a due passi dalla città.

Giuseppe Aralla

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