TARANTO – Da Mottola a Castellaneta Marina passando per la Palude La Vela: brucia il verde ed aumentano sempre più le terre brulle e arse. Bruciano i boschi, la macchia mediterranea, le canne palustri e bruciano le nostre speranze, brucia ciò che ancora resiste alla cementificazione e alla desertificazione industriale.
La nostra terra è una metafora della società in cui viviamo: sempre più piatta, spoglia, essenziale, intollerante. Polvere della terra arsa e fumo degli incendi si mischiano ad altro fumo e ad altra polvere delle industrie: tutto si fonde in un paesaggio in cui verde e azzurro sbiadiscono, trasformandosi nella monotonia del grigio.
Lo squallore della periferia industriale cresce a dismisura ben oltre i confini dell’industria. Quella terra di nessuno che circonda l’area industriale, fatta da campi abbandonati da decenni perché troppo vicini alle fonti inquinanti, diventa paesaggio dominante per chilometri e chilometri per chi percorre le strade in uscita dalla città nel versante occidentale.
Terra da sempre avara la nostra. Terra di sole e di siccità che, solo grazie al lavoro durato secoli e secoli, contadini e braccianti avevano reso coltivabile e fertile. Terra difficile che non regala nulla. Terra pietrosa, in cui la vite e l’ulivo succhiano la sostanza alla roccia, come solo il miracolo della Natura può permettere. Abbandono e incuria rendono i campi facile preda del fuoco che sfregia alberi secolari, ricordo di antiche fatiche che meriterebbero ben altro rispetto e attenzione.
I boschi dell’arco ionico si sono ridotti a veri e propri relitti di foreste che ricoprivano gran parte della fascia costiera fino all’inizio del secolo scorso. Manca completamente la cura del paesaggio nel nostro territorio, l’attenzione al bello, e alla protezione del verde che renderebbero un piacere percorrere strade periferiche e viottoli di campagna più prossimi alla città. La valorizzazione del territorio, concetto abusato e spesso incompreso, parte dalla cura dei particolari, dalle piccole cose che caratterizzano un’area.
Valorizzare significa ripristinare e rendere fruibile ciò che già esiste, mantenere l’essenza che rende unico un posto. Ma, purtroppo, dopo l’abbandono dei campi da parte di tanti agricoltori, il degrado prende il sopravvento e così le nostre aree più periferiche diventano ricettacolo di rifiuti e terra bruciata. I muretti a secco, veri gioielli della civiltà contadina, si arrendono all’incuria e sono spesso destinati a tornare pietra nella terra, in un ciclo che chissà se mai ricomincerà. Siamo sempre più civiltà del nulla, dimentica delle nostre radici e perciò incapace di proteggere il proprio patrimonio culturale e naturale.
Ancora importantissime novità da un punto di vista legislativo, questa volta è ufficiale senza cellulare…
Benito Mussolini in fuga con Claretta Petacci fu ucciso a Giulino di Mezzegra. A Dongo…
Scatta un nuovo allarme per i fumatori, è stato confermato un aumento entro la fine…
Scattato l'allarme, anche se te lo prescrivono sempre, questo farmaco per l'influenza non lo dovresti…
Amanti degli Horror giapponesi estremi non potete perdervi questo film borderline che si cela nel…
Ancora importanti importantissime novità se devi portare la tua auto dal meccanico, ora basta pagare…