Taranto al voto: Melucci, un sindaco per pochi intimi che premia la strategia di Emiliano

Forse Taranto è un’isola felice nel contesto politico-amministrativo italiano; forse le cose andavano meglio di quanto pensavamo, tanto da indurre la città a premiare elettoralmente chi ha supportato i dieci anni di giunta Stefàno con i suoi successi che solo noi non vedevamo.

Il PD può dirsi orgoglioso del lavoro fatto: i sorrisi dei parlamentari Vico e Pelillo esprimono al meglio tale soddisfazione degli apparati di partito. Qui a Taranto il crollo generalizzato del partito di Renzi non c’è stato. La città è salva e non vi saranno passaggi di consegna traumatici: la continuità amministrativa è garantita. Taranto è più rossa di tanti capoluoghi dell’Emilia e della Toscana che hanno visto la vittoria del centro destra, come anche in altre roccaforti storiche della sinistra: da Genova a Sesto San Giovanni, nota come la “Stalingrado d’Italia”.

Ma Renzi, leader divisivo per eccellenza, non vince neanche qui. A cantar vittoria è piuttosto Emiliano, il vero deus ex machina della politica pugliese che ha saputo cementare alleanze vincenti con liste pseudo civiche, rafforzando l’immagine di un PD piuttosto distante dai canoni renziani. A Michelone (il Governatore ci perdonerà la confidenza) il colpaccio è riuscito non solo a Taranto, ma addirittura anche a Lecce, città con una lunga tradizione di amministrazione di destra.

Immaginiamo la sua contentezza: in un contesto di disfatta nazionale per il PD, l’aver tenuto in Puglia conterà molto negli equilibri interni di un partito sempre più in crisi di identità e in cui la guida Renzi è motivo di mal di pancia di tanti dirigenti interni. Quel supporto dell’apparato di partito che il PD è riuscito a garantire a Melucci, è invece mancato alla candidata del centro destra Baldassari che, in un crescendo di disperazione, restava sempre più sola nelle fasi finali della campagna elettorale.

Alla direttrice del carcere, è mancato forse l’appoggio determinante proprio di Forza Italia che in una prima fase sembrava credere nella sua vittoria. L’appoggio di Tamburrano in particolare non ci è parso troppo efficace, soprattutto se confrontato al sostegno dato a Melucci dai dirigenti locali del PD. Tutto bene quindi per Melucci e per il PD? Assolutamente no!

La scarsissima partecipazione al voto dei tarantini (leggi qui)  – solo il 32,88% di affluenza – ci dice che il sindaco è stato eletto principalmente dal PD, dai suoi alleati e da pochi altri che hanno, in alcuni casi, pensato di votare scegliendo chi ritenevano il meno peggio tra i due candidati. Metodo di scelta utilizzato anche per votare la Baldassari.

Senza l’apparentamento ufficiale di Bitetti e l’appoggio di Sebastio e Brandimarte, Melucci non ce l’avrebbe fatta a raggiungere la maggioranza dei voti al ballottaggio. E se l’appoggio di Bitetti, di fatto fuori dal PD solo per poche settimane, era abbastanza scontato, non altrettanto lo era quello dell’ex giudice Sebastio a cui forse va una parte del merito del successo del nuovo sindaco. Quelle poche centinaia di voti che hanno determinato la vittoria di Melucci potrebbero infatti essere arrivate proprio da quei cittadini che hanno voluto seguire le indicazioni di Sebastio che ora potrà sedere in Consiglio insieme alla maggioranza legittimamente eletta.

Pochi elettori, quindi, hanno fatto la differenza e tanti quelli che non hanno voluto neanche esprimerlo il proprio voto. La ragione di tanto astensionismo è da spiegarsi sia con la tendenza generale al non voto che si verifica ormai in tutte le elezioni italiane, ma anche a qualcos’altro che è avvenuto solo qui a Taranto, in cui tale fenomeno è stato davvero esagerato.

La gran parte dei cittadini non si identificava, infatti, in nessuno dei due candidati, arrivati al ballottaggio solo per l’incapacità della maggioranza silenziosa di proporsi in un progetto comune alternativo che avrebbe riscosso senz’altro migliore successo. Vittoria mutilata, quindi, quella di Melucci, ma di questo presto nessuno se ne ricorderà e comunque, in democrazia, governa chi prende più voti, non chi resta a casa.

Accettiamo allora l’affermazione del sindaco legittimamente eletto e aspettiamo di vedere le sue prime mosse al governo della città. Ci aspetta una stagione calda (non solo estiva) in cui tante scelte dovranno essere assunte per Taranto e il ruolo dell’amministrazione locale sarà centrale anche nel condizionare le scelte del governo nazionale. Taranto, sonnacchiosa quando deve esprimersi al voto, potrà dimostrarsi  invece più attenta nella critica e nell’opposizione politica se nulla passerà inosservato delle mosse del sindaco e della sua giunta. Inchiostroverde.it sarà sempre pronto a raccontare le vicende politiche di questa città.

Giuseppe Aralla

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