Legambiente ha presentato un esposto alla procura di Potenza alla luce delle recenti dichiarazioni di Eni sugli sversamenti di petrolio nel centro oli di Viggiano.
“La perdita di 400 tonnellate di greggio da un serbatoio del centro oli di Viggiano, dichiarata da Eni, rappresenta un fatto gravissimo – commenta il direttore generale di Legambiente Stefano Ciafani – che viene dopo l’indagine giudiziaria con arresti per le attività organizzate per il traffico illecito dei rifiuti del marzo 2016 e che dimostra come tutte le dichiarazioni rassicuranti da parte di Eni in questi anni fossero parole al vento. È ora di intervenire con forza per fermare una situazione non più tollerabile in Val d’Agri: chiediamo alla magistratura e alle forze di polizia di utilizzare i nuovi delitti di inquinamento, disastro ambientale e omessa bonifica inseriti nel codice penale grazie alla legge sugli ecoreati”.
“L’introduzione dei delitti ambientali nel codice penale è stata una grande conquista per l’Italia, oggi leader nella lotta agli ecoreati, ed è il primo anello di una catena più lunga, che va costruita con l’obiettivo di innalzare i controlli ambientali per tutelare l’ambiente, la salute e le imprese sane – aggiunge Valeria Tampone, direttrice generale di Legambiente Basilicata – Chiediamo che la grave situazione ambientale causata dalla estrazioni petrolifere e dagli sversamenti di idrocarburi nell’ambiente venga affrontata con gli strumenti efficaci di contrasto oggi disponibili grazie alla legge 68 del 2015 che ha inserito i reati ambientali come delitti da Codice penale. Il nostro esposto presentato ieri alla Procura chiede che si utilizzi questo potente mezzo oggi a disposizione del popolo inquinato per pretendere anche nella nostra regione il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini e dei lavoratori”.
Con la legge 68/2015 sugli ecoreati, le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria possono contare su sei nuovi delitti specifici da contestare tra cui inquinamento, disastro ambientale, traffico e abbandono di materiale radioattivo, impedimento del controllo e omessa bonifica. Le pene sono molto importanti: si va dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale con tempi di prescrizione raddoppiati, una lunga serie di aggravanti, la confisca dei beni (anche per equivalente) degli inquinatori, come già previsto per i mafiosi, e sanzioni severe come la responsabilità giuridica delle imprese. La legge prevede anche sconti di pena per chi si adopera a bonificare in tempi certi.
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