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Confagricoltura Taranto: “L’obbligo d’origine in etichetta tutela il latte Made in Italy: è un bene”

“L’obbligo d’origine in etichetta tutela i prodotti lattiero caseari Made in Italy: ed è un bene per produttori e consumatori”. Per il presidente di Confagricoltura Taranto, Luca Lazzàro, l’entrata in vigore, a partire da domani, dell’obbligo di introdurre in etichetta l’indicazione dell’origine per i prodotti lattiero caseari in Italia è un fatto molto positivo: “Il provvedimento europeo, recepito dal Ministero delle Politiche Agricole, – sottolinea Lazzàro – è un’occasione importante per offrire ai consumatori italiani ulteriori elementi informativi e di trasparenza tali da poter fare acquisti sapendo, perfettamente, che cosa stanno comprando, evitando quindi brutte sorprese”.

Sarà infatti più semplice, solamente leggendo l’etichetta, capire se il prodotto da acquistare ha origine in Italia, Paesi Ue e Paesi non Ue. L’etichettatura riguarderà il latte vaccino,ovicaprino, bufalino e di altra origine animale, così come quello UHT a lunga conservazione. Per i formaggi Dop e Igp e per il latte fresco continuano ad applicarsi le disposizioni previste dalla normativa vigente anteriormente alla data di entrata in vigore del decreto ministeriale, dal momento che sono già tracciati. “Il quadro complessivo delineato da questa normativa – dice Angelo De Filippis, presidente Sezione lattiero casearia di Confagricoltura Puglia – garantisce maggiori tutele per i prodotti nostrani. In particolare, solo per i prodotti con latte munto, condizionato e trasformato in Italia, si potrà scrivere in etichetta ‘Origine del latte: Italia’. Naturalmente, la mancanza di questa dicitura significherà che, almeno una fase del processo, non è stata fatta nel nostro Paese. Un passaggio sicuramente importante per le diverse centinaia di aziende zootecniche della Provincia di Taranto che forniscono latte fresco a piccole e grandi aziende di trasformazione”.

Per Confagricoltura Taranto, insomma, il riconoscimento dell’origine è al tempo stesso certificazione di qualità e di valore, per cui – conclude Lazzàro – “crediamo che queste nuove norme non solo possano valorizzare il made in Italy, ma debbano essere anche il punto di partenza per garantire, finalmente, il giusto prezzo ai produttori”.

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