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Ilva ed Eni, D’Amato (M5S) scrive al Prefetto: “Piani di emergenza scaduti, vanno aggiornati”

I piani di emergenza esterni degli impianti Ilva, Taranto Energia ed ENI non sono stati ancora aggiornati, nonostante siano trascorsi i tre anni previsti dalla legge. Per questa ragione, la capo delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, la tarantina Rosa D’Amato ha scritto al Prefetto di Taranto chiedendo le ragioni di tali ritardi.

Secondo la direttiva Ue sul controllo del pericolo di incidenti rilevanti connessi con sostanze pericolose (2012/18/UE), che l’Italia ha recepito nel 2015 (D. Lgs. 105/2015), gli Stati membri devono garantire che i piani di emergenza interni ed esterni delle industrie siano riesaminati, sperimentati e, se necessario, aggiornati dai gestori e dalle autorità designate, a intervalli appropriati, non superiori a tre anni. La revisione tiene conto dei cambiamenti avvenuti negli stabilimenti e nei servizi di emergenza, dei progressi tecnici e delle nuove conoscenze in merito alle misure da adottare in caso di incidenti rilevanti. Per quanto riguarda i piani di emergenza esterni, gli Stati membri tengono conto della necessità di agevolare una cooperazione rafforzata negli interventi di soccorso della protezione civile in caso di emergenze gravi.

“Si tratta dunque di piani fondamentali per la sicurezza sia di chi lavora, sia dei cittadini, oltre che per la tutela dell’ambiente”, spiega D’Amato. Dal sito della Prefettura ionica è possibile visualizzare i Decreti di adozione dei piani di emergenza esterna per gli stabilimenti Ilva, Taranto Energia ed Eni, emanati rispettivamente l’11 febbraio 2014, il 10 febbraio 2014 e il 19 dicembre 2013. I tre anni previsti dall’articolo 21 D. Lgs. 105/2015 sono ampiamente trascorsi, senza che vi sia stata alcuna revisione dei piani.

“La sicurezza pare non essere al centro delle preoccupazioni di chi gestisce il nostro territorio, per questo noi continueremo a spingere affinché le risorse a disposizione vengano destinate alla bonifica del territorio ed alla sua riconversione industriale”, conclude l’eurodeputata 5Stelle.

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