TARANTO – I 100 milioni previsti per la città di Taranto dal decreto legge sul Sud varato all’antivigilia di Natale dal governo giungeranno da una quota degli 800 milioni che l’Ilva è tenuta a restituire allo Stato a fronte del prestito concesso l’anno scorso. E’ quanto si legge in un articolo de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, a firma di Domenico Palmiotti. Il provvedimento, dopo la pubblicazione sulla «Gazzetta Ufficiale», è entrato in vigore il 31. Il decreto, che ora andrà all’esame del Parlamento per la conversione in legge, è il numero 243 e porta il titolo «Interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno». Ma come saranno ripartiti i 100 milioni dell’ultimo decreto? 30, spalmati in tre anni, serviranno per il sostegno alle famiglie disagiate (e ci sono anche 300mila euro per le attività iniziali che provengono dal programma nazionale «Imprese e competitività» 2014-2020) e 70 per il potenziamento della sanità.
Il reperimento dei 100 milioni, dice il decreto, avverrà mantenendo una somma «di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni del triennio 2017-2019» sulla contabilità speciale prevista dalla legge 20 del 4 marzo 2015 (riguarda anch’essa misure per l’Ilva). I commissari della società, Gnudi, Laghi e Carrubba, rendiconteranno la spesa ai ministeri. Per la sanità, invece, il decreto dispone che le risorse, «50 milioni di euro per il 2017 e 20 milioni di euro per il 2018, sono versate all’entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnate in spesa nello stato previsione del ministero della Salute e successivamente trasferite alla Regione Puglia per la realizzazione di un progetto volto all’acquisizione dei beni e dei servizi necessari alla realizzazione di interventi di ammodernamento tecnologico delle apparecchiature e dei dispositivi medico-diagnostici delle strutture sanitarie pubbliche ubicate nei Comuni di Taranto, Statte, Crispiano, Massafra e Montemesola, avvalendosi, in via esclusiva, della Consip spa, nonchè alla conseguente e necessaria formazione e aggiornamento professionale del personale sanitario». (Leggi qui)
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