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Ciao Magnolio, il clown che difendeva la foresta

Ci hanno insegnato che si vive e si muore. Poi la vita ce ne ha dato prova ma è sempre difficile da accettare. Quando chi vola via non si è limitato solo a vivere ma ha creato, inventato, donato, unito, lottato, ti incazzi due volte perché sai che un giorno in più della sua vita non sarebbe stato sprecato. Due giorni fa è morto Paulo Roberto Sposito De Oliveira. Stroncato da un tumore ai polmoni. Il suo nome in Italia non dice molto e neanche come amava farsi chiamare: “Magnolio”.

In Brasile era un punto di riferimento nella difesa della foresta amazzonica dalla deforestazione. Era un clown, si tingeva la faccia e col suo fare buffo si faceva amare dai bambini. Sempre allegro e gentile insegnava alle popolazioni le regole igieniche, come potabilizzare l’acqua, come fare una corretta prevenzione delle malattie sessuali. Cosa c’entra tutto questo con gli alberi tagliati? C’entra eccome e lui fu tra i primi a capirlo: la sopravvivenza delle popolazioni che vivono tra gli alberi è il più potente strumento di difesa dall’ingordigia degli affaristi del legno e dell’agricoltura intensiva.

Se c’è l’uomo non può esserci la ruspa. Semplice e geniale allo stesso tempo. Se ci si sofferma un attimo a pensare non è tanto diverso da ciò che è accaduto (e accade) nei nostri borghi semi abbandonati. Sostituite il cemento, le case storiche, le bellezze architettoniche, agli alberi. Resistono da decenni grazie a chi lì abita e argina il degrado. Come e quanto può. Pensate alla Città Vecchia di Taranto. Il metodo funziona ed è potente. Magnolio, che prima di lanciarsi in questa avventura faceva l’avvocato a San Paolo, se n’è accorto subito e insieme ad altri amici ha trasformato l’idea in realtà.

Oggi il progetto è diventato una importante ong (Organizzazione Non Governativa). Si chiama “Saude e Alegria” (Salute e Felicità) ed ha sede a Santarem, nello stato federale del Parà. La sfida, però, è solo all’inizio ed è per questo che Magnolio, due anni fa, prese l’aereo e venne in Italia, in Puglia, in cerca di alleati in questa guerra globale. Il governo brasiliano, infatti, vorrebbe realizzare 6 dighe sul fiume Tapajos che, stando a quanto denuncia l’associazione, potrebbero causare inondazioni e compromettere la biodiversità.

Un viaggio che fece tappa a Taranto, tra chi soffre per un inquinamento di diversa natura, industriale, ma sempre frutto di un capitalismo sfrenato che sradica alberi con la stessa facilità con cui pianta ciminiere. Era a Lecce il 31 marzo 2015 insieme al popolo degli ulivi, in quella grande manifestazione che segnò per molti l’inizio di un percorso di riscoperta delle proprie radici e un argine contro chi cementificherebbe anche il mare.

Nel video in alto potete rivivere il suo intervento: insegnò a tutti l’alfabeto, così come era solito insegnarlo ai bambini della foresta. Ad accompagnarlo fu Angelo Bonelli, ex portavoce dei Verdi e suo grande amico. In Brasile parlano di lui come del più grande educatore che il Sud America abbia conosciuto. Ora che ha smesso di girare con il suo circo di educatori e di giocolieri, è l’umanità ad essere un po’ più povera. Anche se i semi di Magnolio sono stati piantati bene e “Saude e Alegria” è una realtà avviata. Forse, questa volta, un fiore farà primavera.

Gianluca Coviello

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