«Nel giro di pochi giorni i lavoratori della Pasquinelli, della selezione della differenziata, hanno trovato ancora amianto sul nastro e si sono dovuti fermare. L’Amiu, che è la vera responsabile di questo, del fatto che arrivi l’amianto lì dove dovrebbero arrivare solo rifiuti da raccolta differenziata, si lamenta delle fermate che i lavoratori sono costretti a fare, minaccia di chiudere l’impianto, addirittura fa ventilare ignobili ipotesi secondo cui sarebbero gli stessi lavoratori a portare l’amianto – come dire: gli stessi lavoratori si vogliono mettere la corda per impiccarsi. Sono invece i lavoratori che subiscono e che non ce la fanno più». E’ la denuncia contenuta in una nota stampa dello Slai Cobas che aggiunge: “Sono i lavoratori e le lavoratrici che rischiano la loro salute continuamente (non dimentichiamo che oltre l’amianto, vi sono una serie di rifiuti tossici che i lavoratori toccano, respirano, ecc,); sono i lavoratori e le lavoratrici che perdono giornate di lavoro, consumandosi ferie, permessi, o perdendo addirittura il salario; sono i lavoratori e le lavoratrici che continuano a rischiare al ritorno al lavoro, perchè le “bonifiche” per l’amianto vengono fatte senza alcuna garanzia”. Secondo lo Slai Cobas per impedire l’arrivo di amianto sul nastro del Pasquinelli è necessario cambiare la raccolta differenziata, “l’Amiu preferisce buttare anche soldi per le fermate dell’impianto del Pasquinelli, piuttosto che fare una vera raccolta differenziata. Ma non si permettesse di incolpare o mettere a rischio lavoro e salario dei lavoratori”.
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