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Ilva, a pochi metri dalla discarica Mater Gratiae affiora il catrame

Una rappresentanza di Peacelink si è recata oggi in una zona al confine nord dell’Ilva di Taranto, in zona Mater Gratiae, a due passi dall’omonima Abbazia. A pochi giorni dall’esposto depositato in Procura, riguardante l’inquinamento dei terreni, della falda superficiale e profonda – che si evincono dalla caratterizzazione Ilva in contraddittorio con Arpa ed effettuati nel 2015 e 2016 – PeaceLink porta oggi all’attenzione di stampa e opinione pubblica la presenza di materiale, che dalla consistenza e dall’odore appare simile a catrame. Il materiale in questione affiora dal terreno a pochi passi dai limiti di proprietà Ilva. Peacelink ha pubblicato un video al seguente indirizzo: https://www.facebook.com/1467681897/videos/10211428859825001/

Peacelink si rivolge al Procuratore della Repubblica di Taranto in merito a questa sostanza presente nel terreno ed a ASL ed Arpa Puglia affinché siano controllati i pozzi che alimentano i terreni agricoli circostanti e gli eventuali prodotti, vista la gravità della sostanza in questione, vicina a pozzi che, come già documentato ed agli atti dell’esposto del 2014, probabilmente venivano utilizzati per la coltivazione di diversi prodotti agricoli tra i quali cavoli. PeaceLink – si legge in una nota stampa – porterà in Procura il catrame prelevato e il materiale video acquisito oggi depositando il tutto a mezzo di un esposto.

“Ci troviamo di fronte ad un evento di una gravità inaudita perché la pece di catrame è stata classificata anche come cancerogeno e l’affioramento del catrame dalla falda in superficie indica che l’inquinante  ha compromesso irreversibilmente l’ambiente”, è il commento di Angelo Bonelli dei Verdi.

“L’area- continua il leader ecologista- va immediatamente sotto posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria insieme agli impianti che hanno provocato questo disastro e trovo scandaloso che nel nostro paese si possa tollerare che l’inquinamento sia portato a queste estreme conseguenze. Che sia stato un cittadino a dovere fare scoperte di questo genere- conclude Bonelli- e non il ministro dell’ambiente che insieme a quello della Salute minimizzano o ignorano la portata del disastro ambientale  e sanitario di Taranto”.

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