Emiliano su Ilva e Taranto, non è tempo di fiducia incondizionata

TARANTO – Sornione, accattivante, in sintonia con la gente, persino simpatico. Il Don Chisciotte in versione pugliese che invece del castigliano ha l’accento barese. Così appare a molti il governatore pugliese Michele Emiliano, sempre più lontano dalle politiche renziane di un PD in crisi di identità. E, in effetti, sembra che nessuna scelta operata dal governo nazionale vada bene all’ex procuratore. Clamorose le prese di posizione sugli ultimi due referendum, quello sulle trivelle e quello sulla riforma costituzionale: in entrambi i casi Emiliano si è espresso in netto contrasto con le indicazioni del presidente del Consiglio e capo del suo partito Matteo Renzi.

Altrettanto significativo il ricorso alla Consulta con cui la Regione Puglia ha deciso ieri di impugnare il decimo decreto salva Ilva. Taranto, città sempre alla (vana) ricerca di referenti istituzionali che la difendano nella salvaguardia dell’ambiente e del diritto alla salute, guarda con attenzione alle mosse del governatore. Qualcuno sembra disposto anche ad accantonare lo storico scetticismo con cui il capoluogo jonico ha sempre considerato i politici baresi mostratisi, in diverse occasioni, più propensi a fare gli interessi della propria città d’origine.

Lo spirito di rottura rispetto al PD nazionale, l’approccio nei confronti dei problemi ambientali e sanitari della città ionica,  la scelta di inserire la pediatra tarantina Annamaria Moschetti nel gruppo dei suoi consiglieri, cosa rappresentano? Una svolta sincera o una mera strategia per convogliare energie e voti verso una entità politica a lui riferibile, che altrimenti verrebbero dispersi nel frastagliato mondo dei movimenti ambientalisti e civici tarantini? Considerando l’imminenza delle prossime elezioni comunali a Taranto, il dubbio è più che lecito. Sarà che di fregature Taranto ne ha prese parecchie, sarà che lo scetticismo conseguente alle tante promesse mancate è consolidato, sta di fatto che la discussione è accesa.

Cosa accadrà al PD tarantino i cui principali referenti sono renziani? Vi sarà una spaccatura con la conseguente formazione di una lista alternativa a regia (più o meno nascosta) di Emiliano e contrapposta a quella a regia Pelillo? Oppure Emiliano medierà garantendo con le sue prese di posizione una svolta del PD rispetto a questioni cruciali quali Ilva e diritto alla salute? E’ difficile fare previsioni, come è difficile capire se Emiliano riuscirà a conquistare la fiducia degli ambientalisti più radicali, quelli che lottano da anni per la chiusura di Ilva e che sorridono amaramente alle sue più tiepide soluzioni proposte dal governatore come la futuribile ambientalizzazione dell’acciaieria.

Di certo Emiliano non arriverà alla rottura col PD. L’ipotesi di una caduta di Renzi successiva ad una eventuale vittoria del “no”al referendum sulle riforme costituzionali, lo rafforzerebbe nel partito aprendo addirittura la possibilità di una sua candidatura ai vertici nazionali. Decisive saranno le prossime mosse del governatore.  La pubblicazione dei drammatici dati sanitari dello studio epidemiologico curato dal dott. Forastiere e commissionato dalla Regione in cui si evidenzia la stretta relazione tra incidenza di patologie ed emissioni inquinanti, dovrebbe indurre Emiliano a rompere qualsiasi indugio e a schierarsi più nettamente per drastiche e ormai improrogabili decisioni sul futuro di Ilva. Noi riteniamo che non vada concessa alcuna fiducia incondizionata fino a quando non si avrà totale garanzia (quindi certezza) di coerenza da parte del governatore. Fatti e non parole. Di quelle non ci fidiamo più.

Giuseppe Aralla

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