Ance Taranto: il futuro è già arrivato, serve coesione

 

«Il futuro di Taranto è già arrivato e corre veloce in tante direzioni: assieme alla grande industria, bisogna puntare su infrastrutture, turismo e porto con una visione e proposte comuni». Dall’Assemblea di Confindustria, così ricca di passioni e idee, il presidente di Ance Taranto Paolo Campagna trae diversi spunti di riflessione: «Comunque la si pensi – continua – Taranto si sta giocando il suo destino. Nell’attesa che si definisca nel modo migliore il futuro dell’acciaieria, abbiamo il diritto e il dovere di guardare alle tante realtà ed energie che si muovono intorno: esiste un fermento che non può restare confinato sotto la cenere».

«La nostra è una visione “laica” dell’economia – sottolinea Campagna – in cui tutto può e deve stare assieme, tenersi ed integrarsi, per non precipitare nel baratro della contrapposizione e dell’alternatività tra vocazioni distinte». Il pendolo del futuro, insomma, deve oscillare in avanti, verso qualcosa di nuovo: «Ance Taranto – continua l’architetto Campagna – immagina il futuro come un mosaico di occasioni di sviluppo, un processo complesso in cui noi vogliamo entrare da protagonisti. Siamo gli industriali delle costruzioni, ma vogliamo declinare il nostro lavoro nelle modalità sostenibili e innovative in grado di offrire una reale possibilità di crescita alla nostra “Taranto città del mondo”. Ad una condizione, però: che stavolta si voli alto e si rimetta Taranto al centro, senza compromessi al ribasso».

E’ necessario che accanto alle leve – fiscali, finanziarie, amministrative – che Confindustria ha indicato per costruire la “Convenienza Taranto “, si faccia un vero salto di qualità nelle politiche urbane. «La città – ragiona il presidente Campagna – deve promuovere accessibilità e mobilità, funzioni avanzate e servizi per il vivere ed il produrre, come primaria infrastruttura che genera valore e ricchezza. Crediamo, dunque, si debba perseguire un imprescindibile disegno di rigenerazione urbana che garantisca coesione ed innovazione e accompagni le aspettative di una reale diversificazione economica.

Logistica con il porto, turismo culturale con la Città Vecchia ed i restanti attrattori, innovazione con il Polo Tecnologico, sono pezzi di un disegno complessivo che si tiene insieme nella città e nelle politiche urbane che sapremo sviluppare per rilanciarne potenzialità e capacità attrattive. Taranto ha necessità di aprirsi e non di richiudersi in se stessa. In questo senso la collocazione baricentrica rispetto al Mediterraneo, la forza della nostra storia e della cultura possono dare una spinta notevole verso l’auspicato cambio di passo e di metodo».

Il problema vero, quindi, è governare i processi di cambiamento: «Finanziamenti e progetti – è l’idea del presidente di Ance – sono l’oggetto di cui molto si discute. Per andare nella direzione giusta servono classi dirigenti e istituzioni locali preparate e coese. L’esperienza del passato non è il miglior viatico per essere ottimisti, tuttavia la consapevolezza che questa sia l’ultima occasione di far rinascere Taranto, ridisegnandola completamente, ci induce ad impegnarci per riscattare una lunga storia di fallimenti».

Un riscatto necessario, secondo Ance: «Siamo l’industria che produce  trasformazione del territorio – conclude Campagna – che significa creare un modello di un’economia integrata e poliedrica, innervata di vocazioni e dinamiche di sviluppo diversificate. Un’altra chance così difficilmente capiterà ancora ed è per questo che Taranto deve spogliarsi di una certa sciatteria e tornare ad essere all’altezza del luogo bellissimo in cui la natura e la civiltà magnogreca l’hanno collocata».

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