Il diritto a curarsi, a Taranto, perde ogni giorno di significato, svuotato ormai dalle gravi carenze strutturali e dalla mancanza cronica di personale specializzato. Affrontare in queste condizioni l’emergenza sanitaria che quotidianamente viviamo sulla nostra pelle significa aggiungere altra sofferenza a chi già sta lottando contro la malattia.
Il cancro non va in ferie. Continua a divorare le cellule sane anche durante le lunghe attese per le terapie, oppure quando il paziente è costretto a rivolgersi a più strutture per riuscire ad ottenere degli esami, mentre le liste d’attesa si allungano e invece il tempo per intervenire efficacemente è poco. E se il tempo per salvare una vita umana è poco, di certo non si può e non si deve aspettare che sia la buona sorte a fare la differenza.
Un paziente non può e non deve sfidare ancora la sorte quando deve affrontare la radioterapia e rischia di essere invitato a restare a casa perché il macchinario è guasto. A Taranto, al Moscati, i macchinari per la radioterapia sono guasti due giorni su cinque, sono di vecchia generazione e sono soltanto due. Due macchinari rispetto ai quattro di Lecce – per esempio – che in più sono di nuova generazione. Se a questo aggiungiamo la carenza di infermieri e il numero sempre crescente di pazienti, il quadro diventa fortemente critico. Può essere efficace una terapia che viene continuamente interrotta e rimandata perché i macchinari non funzionano?
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