«In ben tre conferenze stampa, indette dal 2002 in poi – ricorda Matacchiera in una nota stampa – ho prodotto prove inoppugnabili sulla inadeguatezza dei lavori. Mi sono immerso in prossimità della prima rottura a circa 400 metri dalla costa dove fuoriusciva acqua non adeguatamente trattata per documentare e sono sceso anche fino alla parte terminale della condotta che arrivava a 75 metri di profondità.
Nell’articolo del “Nuovo Quotidiano di Puglia” si ricostruisce una storia lunga oltre venti anni che ha come epilogo la decisione del giudice Annagrazia Lenti di disporre un indennizzo di oltre ventitrè milioni di euro, più interessi, da pagare al Comune per un’opera realizzata male e dal pessimo funzionamento. Il tutto a discapito dell’ambiente. Eppure, era stata pagata per intero dal Comune ionico: ben dieci miliardi di lire (oltre cinque milioni di euro). Il verdetto del giudice ha chiuso il giudizio civile avviato nel 2004 dall’ente civico. Controparte l’associazione temporanea di imprese che si aggiudicò la costruzione di quelle tubature poggiate sul fondale.
La vicenda non è ancora chiusa definitivamente. Siamo al cospetto del primo grado di giudizio. Bisognerà vedere, quindi, cosa accadrà in sede d’appello, ma l’avvocato Antonio Altamura, legale del Comune, non nasconde la propria soddisfazione per questo primo importante traguardo raggiunto dopo una battaglia lunga ed aspra. Da segnalare, infine, che il giudice ha quantificato in dodici milioni di euro il mancato utilizzo della condotta sottomarina e gli effetti dannosi prodotti sulla fascia costiera e sull’ecosistema marino. Per approfondire: (leggi qui).
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