“L’ambiente, la salute e i lavoratori non si affittano e non si vendono”: questo lo slogan che accompagnerà lo sciopero di 24 ore organizzato dall’USB domani (26 luglio, a quattro anni dal provvedimento della Magistratura) contro il decimo decreto salva Ilva. Il corteo partirà alle ore 7 dalla portineria A e terminerà davanti allo stabilimento Eni.
“Crediamo che questo decreto non salvaguardi ambiente, lavoratori e salute della città. Il nostro è uno sciopero contro le azioni che il Governo sta intraprendendo che, a nostro avviso, non sono a tutela dei cittadini, ma inibiscono ragionamenti alternativi su Taranto – spiega Francesco Rizzo, coordinatore provinciale USB Taranto -. Questo Governo ha avuto in tre anni l’opportunità, anche in base alle ricerche dello studio Sentieri sulla questione dell’amianto e della diossina, di varare un provvedimento che potesse permettere ai lavoratori dell’Ilva di Taranto di abbreviare la vita lavorativa con una legge ad hoc. E invece si mostra nuovamente indifferente. Con lo sciopero inoltre vogliamo ribadire il nostro no contro questo tipo di affitto o vendita dell’Ilva che bada solo agli interessi dell’ennesimo privato, tant’è vero che nell’ultimo decreto ha previsto l’impunità per i reati di carattere ambientale pe chi dovesse affittare o acquistare l’azienda. Insomma, facendo un’analisi della storia, cambia il nome ma la sostanza è la stessa”. L’obiettivo dello sciopero è dunque chiedere un unico decreto, con Taranto al centro. “Un decreto in cui ai lavoratori venga riconosciuto di aver lavorato con sostanze nocive e quindi che venga dato un bonus sugli anni della pensione – va avanti Rizzo -. Un progetto serio dunque per Taranto, lontano dalle grandi industrie inquinanti come Ilva che in questo momento continua a produrre dati spaventosi dal punto di vista salute e ambiente”.
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