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Taranto alla scoperta della sua bellezza: raccontaci la tua idea per renderla migliore

TARANTO – Partiamo da un concetto espresso nella prima parte del nostro approfondimento (leggi qui): il degrado delle periferie e la mancanza di riferimenti urbani contribuiscono a far disamorare i cittadini del quartiere in cui vivono, non favorendo la crescita di un senso civico che è, invece, più presente laddove prevale il “bello”.

Sono sicuramente encomiabili, in un quartiere periferico come Paolo VI, iniziative come il progetto Terre Elette di cui ci siamo ampiamente occupati sul nostro sito (leggi qui), coordinato da don Francesco Mitidieri, parroco della chiesa “Corpus Domini”, in collaborazione con il WWF e diversi operatori sociali ed imprenditoriali e con le scuole del territorio, che intendono valorizzare le risorse locali, facendo crescere, soprattutto nei ragazzi, l’orgoglio di appartenenza al luogo in cui essi vivono.

Taranto è indubbiamente una città bella in determinate zone e grazie ai suggestivi panorami che offre: il lungomare, la vista sul Canale Navigabile, alcuni scorci della Città Vecchia, il mar Piccolo osservato dal quartiere Tamburi, le aree verdi di Paolo VI, i tramonti di San Vito, e tanto altro ancora. Sono numerosi gli interventi che potrebbero renderla ancor più bella facendo sentire i tarantini maggiormente orgogliosi della loro città.

Per alcuni interventi non potrà bastare il semplice impegno del Comune. Ci riferiamo, ad esempio, all’eliminazione della cappa di smog che sovrasta l’orizzonte cittadino, da qualunque parte esso si osservi e all’eliminazione, soprattutto in alcune zone, delle polveri rosa che ricoprono strade e palazzi.

Senza dimenticare l’eliminazione degli odori molesti, all’aroma di zolfo, che sempre più spesso invadono i quartieri e si insinuano nelle narici. Problemi, questi, derivanti da improvvide scelte imposte a livello nazionale che hanno esercitato violenza sul territorio stravolgendo equilibri millenari. La scarsa attenzione delle amministrazioni locali in difesa del territorio e la prepotenza dei governi nazionali (vedi il decimo decreto “salva Ilva”) hanno contribuito a rendere Taranto una città bella ma ferita, bisognosa di interventi straordinari.

Altri interventi mirati a rendere più vivibile e attraente Taranto sarebbero, invece, più facilmente realizzabili: la costruzione di un lungomare sul mar Piccolo, nel versante del rione “Tamburi”, il rifacimento dei marciapiedi in tante strade “dimenticate”, l’abbattimento del muraglione che accorcia l’orizzonte in tanta parte della città.

Quest’ultimo intervento, auspicato da tanti, darebbe respiro a Taranto, stretta a imbuto dalle aree militari e privata della vista sul mar Piccolo da una struttura muraria che non ha più senso alcuno, considerando che l’Arsenale Militare non ha più segreti tanto importanti da renderli necessariamente invisibili. Ma tanto altro si potrebbe immaginare (e concretizzare) per restituire fierezza e decoro al territorio ionico. Allora chiediamo ai lettori di Inchiostroverde di trasformarsi per un attimo in architetti e di raccontarci la loro idea di città migliore con una mail da inviare qui: info@inchiostroverde.it. Le proposte più interessanti avranno tutto lo spazio che meritano.

Fine seconda parte – Nella terza leggeremo il punto di vista dell’architetto Antonella Carella, assessore tecnico del Comune di Taranto con delega al centro storico e al decoro urbano dal luglio 2012 al febbraio 2013, in precedenza impegnata in alcuni progetti legati al Piano di Area Vasta. Con lei parleremo di quanto accade ora e di ciò che dovrebbe cambiare in futuro per valorizzare al meglio il territorio ionico.

Giuseppe Aralla

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