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Progetto Odortel, il Fondo Antidiossina di Taranto chiede alle Fiamme Gialle di indagare

TARANTO Riceviamo e pubblichiamo nota stampa di Fabio Matacchiera, responsabile legale della onlus Fondo Antidiossina.

Il Fondo Antidiossina chiede alla Guardia di Finanza di indagare sul  “Progetto Odortel” e sul “Progetto Centro Salute e Ambiente” a Taranto, costati, negli anni passati, fior di quattrini alla Regione Puglia. Esattamente: 2 milioni di euro al primo e 20 milioni al secondo. La Regione Puglia avrebbe già erogato l’80% ai beneficiari.

Il Fondo Antidiossina ha richiesto ufficialmente ad Arpa Puglia di conoscere gli esiti analitici del progetto Odortel, attraverso il quale un gruppo scelto di cittadini (circa 60), avvertendo delle puzze in città, attraverso il loro olfatto, potevano attivare telefonicamente un campionatore automatico di aria (così era stato fatto credere!) che avrebbe poi dato dei risultati analitici.

L’Arpa ha fatto sapere ufficialmente al Fondo Antidiossina che nemmeno un campione di aria è stato analizzato su 1266 segnalazioni telefoniche effettuate al centralino Odortel e che non esiste un solo rapporto di prova con il quale si poteva sapere che sostanze venivano immesse in atmosfera. In altre parole, attraverso Odortel si poteva conoscere solo  l’intensità delle puzze, cioè se erano più intense in un determinato giorno, rispetto ad altri giorni, tutto ciò grazie alle segnalazioni degli “annusatori” che, fiduciosi, si affrettavano a comporre il numero telefonico prestabilito.

Inoltre, da Arpa veniamo a sapere che, oltre alla mancanza di dati analitici (praticamente nessuno!) non si aveva certezza matematica nemmeno della provenienza delle puzze come elemento probante, ai fini giudiziari e che si poteva solo provvedere a delle mere segnalazioni, di fatto insussistenti, da inoltrare alla procura di Taranto. Si poteva solo ipotizzare con Odortel che le puzze moleste avevano origine dall’area industriale, presumibilmente e più frequentemente dalla raffineria Eni, senza vincolo di prova.  Ma la cosa che desta una certa preoccupazione è sapere che in quei 2 milioni di euro (altro che 20.000 euro come qualcuno ha voluto far credere!) era prevista l’attivazione di un laboratorio olfattometrico che, a tutt’oggi risulterebbe di fatto inesistente.

Per tale motivo, era stato firmato un Protocollo di Intesa tra Regione Puglia (ex Governatore Nichi Vendola) e Arpa Puglia. Tale Protocollo d’Intesa contemplava, tra gli obiettivi, l’attivazione di un Laboratorio Olfattometrico, in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell’Università di Bari, attraverso la stipula di una specifica convenzione al fine di giungere “alla determinazione olfattometrica, secondo la norma UNI-EN 13725 di emissioni convogliate e non (biofiltri, vasche, camini, ecc..) e di immissioni in atmosfera (aria ambiente)”. Nella ripartizione delle risorse risultano assegnati, infatti, euro 70.000,00 per l’acquisto di materiali per laboratorio di olfattometria

Il protocollo di intesa allegato alla predetta Deliberazione n. 307 26/04/2010 prevedeva, al punto c) degli obiettivi specifici “l’Attivazione di un Laboratorio Olfattometrico per lo Studio del Particolato Atmosferico con metodologie innovative”… “in collaborazione con il Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Bari attraverso la stipula di apposita convenzione…”. Bene, non si ha alcun riscontro dell’avvenuta attivazione di detto Laboratorio di Olfattometria. Risulta, tuttavia, tra la ripartizione delle risorse, alla voce “Convenzioni Università/Enti di Ricerca”, la somma di euro 120.000, nonchè di euro 280.000 per la voce “Hardware/software modellistica”, di euro 450.000 per la voce “Campionatori-monitor-accessori per campionamento immissioni”. Che la Guardia di Finanza indaghi subito.

 

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