Ilva, “Liberi e Pensanti” contro Mellone (Rai): “Propaganda nell’aria”

Abbiamo appreso negli ultimi giorni che il giornalista e dirigente Rai, Angelo Mellone, tarantino e forte sostenitore dell’industria dell’acciaio, stia realizzando un documentario all’interno della fabbrica. C’è puzza di propaganda nell’aria, come se già non bastasse tutto quello che siamo costretti a respirare come operai e come cittadini. Mellone, venerdì scorso, scriveva sul suo profilo Facebook che “da lunedì (quindi da ieri, ndr), per quasi due settimane, sarò a Taranto per realizzare un progetto, un lavoro televisivo che ormai davo per perso… dopo quattro anni di insistenze, lettere, appelli… e invece stiamo per farcela”.

Ce l’ha fatta Mellone a portare le telecamere del servizio pubblico (?) italiano all’interno dei reparti dell’Ilva, quelli che le perizie della procura di Taranto indicano come fonte di malattia e morte per i lavoratori e per la popolazione. Impianti sotto sequestro che continuano a funzionare e, quindi, a inquinare grazie a nove decreti (uno, in particolare, per autorizzare una discarica) messi sul piatto della bilancia dal governo a danno della città e di chi la vive, per controbilanciare (e dunque frenare) l’azione della magistratura. La guerra fra poteri dello Stato fatta sulla pelle di innocenti.

Le riprese di questo documentario che sa di propaganda sono cominciate ieri, in fabbrica, e sembrava di esser tornati indietro di qualche tempo, quando i Riva mostravano agli ignari visitatori zone del siderurgico tirate a lucido (?) per l’occasione. Polvere nascosta meglio che sotto al tappeto, tute linde, operai sorridenti, fenicotteri rosa e verde incontaminato! Immaginiamo anche le parole dei capi, pronti a raccontare la favola degli impianti risanati, che c’è un mondo dentro l’Ilva che non è fatto solo di amianto e diossina. Immaginiamo le telecamere puntate su apparecchiature moderne e costosissime, sui caschi indossati dagli operai, sul fumo – anzi no, quello è vapore acqueo! – che disegna nuvole in cielo proprio come in una favola.

Avremmo quasi voglia di partecipare anche noi a questo teatrino ben organizzato, ma poi saremmo costretti a raccontare la verità, a portare le telecamere nei luoghi dove la realtà supera l’immaginazione del pur volenteroso Mellone. Proprio a lui che parla di “eroi e martiri che nessuno ricorda” vorremmo ricordare, come abbiamo già fatto dal palco di ‪#‎unomaggiotaranto‬, gli eroi e i martiri di quella fabbrica assassina dal giorno del sequestro ad oggi: Claudio Marsella morto schiacciato mentre agganciava la motrice ai vagoni il 30 ottobre 2012; Francesco Zaccaria morto in mare a trenta di metri di profondità intrappolato nella cabina di una gru priva di dispositivi di sicurezza e ritrovato dopo due giorni di ricerche il 30 novembre 2012; Ciro Moccia morto dopo essere precipitato da circa dieci metri d’altezza per un intervento di manutenzione il 28 febbraio 2013; Angelo Iodice morto travolto da un mezzo meccanico il 4 settembre 2014; Alessandro Morricella morto dopo quattro giorni di agonia il 12 giugno 2015 dopo esser stato investito da una colata di ghisa incandescente. E Cosimo Martucci morto schiacciato da un grosso tubo d’acciaio il 17 novembre 2015.

Ricordiamo anche chi sta lottando contro la malattia, chi è morto per la malattia: operai, uomini, donne e bambini ogni giorno alle prese con la chemio e la sofferenza. E con questa propaganda messa in piedi con questo documentario muore anche la speranza di avere giustizia per tutta la gente di questa terra ferita.  Chiediamo allora che a tutti i giornalisti di Taranto venga data la stessa possibilità concessa ad Angelo Mellone, di entrare in Ilva con telecamere, microfoni e taccuini per raccontare quello che accade lì dentro. Siamo pronti – e lo diciamo da tempo – ad accompagnare noi stessi, passo dopo passo, i giornalisti sui reparti come, per esempio, in Afo/2 e non in Afo/1 tutto pulito per le riprese di domani sera.

Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti

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